Se l’amicizia si chiede al medico: lo psicologo sbarca su Facebook

Un conto è andare dallo psicologo, prendere appuntamento e presentarsi in studio. Un altro conto è chiedere un aiuto via chat, magari su Facebook, chiacchierando con il medico come si fa come con un amico. Dal computer di casa. Molto più facile. È la nuova idea degli esperti del Fatebenefratelli per aiutare gli adolescenti, ascoltare i loro disagi e affiancarli. In chat i ragazzi possono chiedere la consulenza non solo di uno psicologo ma di un team qualificato di pediatri e neuropsichiatri infantili. Il progetto, lanciato dall’associazione Itaca, si chiama «Zheng: un amico, un aiuto» e prende il nome da un grande navigatore cinese che, prima ancora di Colombo e di Magellano, percorse sette volte l’oceano Indiano. Il personaggio è simbolo di coraggio e carisma e la navigazione ricorda l’esperienza via web. Da qui l’idea, nata sulla scia di una ricerca: secondo un’inchiesta dell’Osservatorio sui diritti dei minori su un campione di 400 adolescenti fra i 14 e i 18 anni, i ragazzi sembrano preferire di gran lunga le consulenze on line ai consigli dei genitori o degli insegnanti. A confermarlo sono i numeri: il 31% consulta Internet per avere informazioni sulle diete e sull’alimentazione, il 26% (soprattutto i maschi) si connettono al web per avere chiarimenti sulla sfera sessuale, il 14% cerca conforto ai propri disagi psicologici. Insomma, cercare informazioni in rete aiuta a superare i tabù, la vergogna nel raccontare i propri problemi. Viene abbattuta ogni forma di istituzionalità e anche chi porta il camice bianco sembra incutere meno timori ma si può perfino rivelare un alleato. La consulenza on line prevede che nelle prossime settimane venga formato un gruppo di giovani che gestiscano conversazioni e problematiche con pre e adolescenti. E, nei casi in cui il ragazzo accetta, possono mettere gli adolescenti in contatto con uno psicologo.
«In base agli ultimi dai Istat - spiegano i medici del Fatebenefratelli - i giovani fra i 15 e i 19 anni navigano privilegiando chat, newsgroup, forum, blog. Inoltre il 93% dei giovani under 20 utilizza Facebook. da ciò si nota come la comunicazione vocale venga abbandonata dai giovanissimi, a favore di quella scritta, sintetica, gergale e abbreviata tipica dei messaggi di testo».
E gli psicologi non possono che notare una tendenza: gli adolescenti non esitano ad aprirsi on line, facendo leggere al mondo il loro «diario segreto», raccontando i propri stati d’animo e le proprie difficoltà. Quando però si tratta di parlare di sè a un medico, allora ecco che si erigono barriere e muri. A credere nel progetto e a sostenerlo è l’assessore ai Servizi sociali Mariolina Moioli che conta già una trentina di contatti in un giorno per solo effetto del tam tam tra conoscenti.

«Quello che sta per partire - spiega la Moioli - è uno strumento interessante perché usa il linguaggio dei ragazzi e perchè dà loro la possibilità di parlare di disagi e problemi con i loro coetanei. In chat si può condividere la fatica di crescere, rendendosi conto che certi stati d’animo e momenti di crisi possono essere normali».

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