
"Uccello scalciante" è volato via a 72 anni, preda del più implacabile dei cacciatori, quel male che non ha nome anche se i manuali di patologia gliene hanno assegnato uno che all'umanità fa schifo pronunciare.
Si chiamava Graham Greene, come il famoso scrittore che morì lo stesso anno in cui lui, omonimo ma attore, sfiorò l'Oscar come miglior attore non protagonista per Balla coi lupi che, di statuette ne collezionò sette ma non la sua. Nato nel '52 nella Riserva delle sei nazioni, fu un figlio delle cinque "tribù" della Confederazione irochese. Il padre faceva l'autista di ambulanze e lui, diplomato saldatore, andò in una fabbrica di Hamilton, costruendo carrozze ferroviarie. L'incontro con il mondo dello spettacolo fu casuale e avvenne quando fece il tecnico del suono per concerti rock. Il caso volle che qualcuno lo notò e lo sottrasse a impieghi da falegname, giardiniere e barman svolti fino ad allora. Era il 1984 quando Hugh Hudson lo scritturò per Revolution, con Al Pacino e Nastassja Kinski, in cui Greene recitava nei panni di un nativo nella Guerra d'indipendenza americana.
Essere un indiano d'America pur se canadese era stata la sua fortuna. In Oltre la riserva interpretava un Lakota veterano del Vietnam. Il film non fu un successo planetario ma il momento era giunto e, quando Kevin Costner lo ingaggiò per Balla coi lupi, affidandogli la parte dello sciamano Sioux in cui s'imbatte il protagonista, i tempi sono ormai maturi. Da quel momento Graham Greene diventa per tutti "Uccello scalciante", l'amico di John Dumbar, che con lui condivise scene indelebili. Emozioni intense. Lacrime che portarono Balla coi lupi a fare incetta di Oscar ed entrare nel pantheon della Biblioteca del Congresso.
Il film è al 75esimo posto in classifica fra i migliori cento titoli a stelle e strisce e, da allora, "Uccello scalciante" lavorò su altri set come Maverick, Die hard e Il miglio verde ma per tutti resterà sempre lo sciamano Sioux. L'Uccello scalciante che nessun fucile può abbattere.