Se al posto di Prodi ci fosse stato Berlusconi

Fino ad oggi l’atteggiamento del presidente della Repubblica non era dispiaciuto ai più. Anche se con cinquant’anni di ritardo per i fatti d’Ungheria e con sessant’anni per le Foibe, era parso a molti che Giorgio Napolitano stesse interpretando con grande equidistanza il proprio ruolo di Garante della Costituzione. Con la decisione di rinviare sic et simpliciter il governo Prodi alle Camere, però, Napolitano ha tolto la maschera e ha ricordato a se stesso e a tutti noi le radici del suo pensiero e del suo agire. Certo è che un comunista al Quirinale è il miglior viatico per evitare alla sinistra di ridare la parola agli elettori. Certo è infatti, che se al posto del sig. Prodi ci fosse stato, chessò, Berlusconi, la decisione del Capo dello Stato sarebbe stata di tutt’altra pasta. Lo si è detto per mesi della vergognosa e autoritaria decisione della sinistra di occupare tutte le principali cariche dello Stato. Potevano arrivare tempi bui per la sinistra; sono arrivati, ma gli uomini sapientemente inseriti nei gangli del procedimento democratico non hanno tradito le loro origini e i loro méntori e hanno impersonato al meglio il ruolo per cui erano stati eletti a quegli scranni. C’è puzza di regime e soprattutto di negazione della sovranità popolare. In fin dei conti chissenefrega se D’Alema aveva detto: «O passa la mozione o si va tutti a casa - con l’aggiunta personale - io, comunque vada, in caso di bocciatura mi dimetto».

Ora racconteranno al Paese che sono più forti di prima. All’euforia del primo giorno si sostituiscono angoscia e preoccupazione. Oggi assistiamo al commissariamento della democrazia repubblicana, al golpe bianco (ma sempre golpe è!).

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