Se sul Capitalismo il Marx più illuminato è stato Groucho (e non certo Karl)

Le previsioni del filosofo tedesco non solo non si sono avverate ma si sono avverate al rovescio

Se sul Capitalismo il Marx più illuminato è stato Groucho (e non certo Karl)
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Da un po' di tempo i giornali citano assai più Groucho Marx che Karl Marx. I due hanno nulla in comune tranne la discendenza ebraica. Il comico americano Groucho è autore di pirotecniche battute nettamente superiori e degne di immortalità rispetto ai vaneggiamenti pseudoscientifici e caduchi del filosofo tedesco Karl. Le cui previsioni non solo non si sono avverate, ma si sono avverate al rovescio. Consideriamo il destino del proletariato, la classe sociale che avrebbe dovuto spazzar via con impeto rivoluzionario i capitalisti dell'Occidente. Ebbene, in Occidente i capitalisti sono sempre lì, e invece sono spariti i proletari, quasi tutti, tranne quelli, s'intende, che arrivano da fuori, dai Paesi poveri che sono poveri per mancanza di capitalisti e di capitali, di industriali e di industrie. In Europa occidentale, Italia compresa, i poveri indigeni sono poca cosa in confronto ai poveri d'importazione legale e clandestina. Chi esige un mondo perfetto sosterrà che la miseria è sempre troppa ovunque. Infatti, il mondo perfetto è una utopia. Vi sono giovani, oggi, che sbraitano perché non torniamo nel paradiso terrestre, ma la strada non la conoscono nemmeno loro. Anzi, non si rendono nemmeno conto di stare meglio della generazione dei loro padri e ancor più della generazione dei loro nonni, e meno che mai si rendono conto delle cause del miglioramento. Altri giovani, invece, hanno capito, e sono la maggioranza. Consideriamo il tipico giovanotto italiano dell'inizio del XXI secolo. Per intanto si gode più che può i frutti del miglioramento generazionale. Ha la moto, se non l'auto, va in discoteca, colleziona cd, fa dello sport, insomma, di regola si diverte più di quanto si divertì papà. E una ragazza si diverte parecchio più di mamma (sempre di regola), viaggia, studia ciò che vuole, profitta se crede di ogni occasione offerta dal costume più liberale. Nelle Università, il numero delle studentesse tende a superare quello degli studenti maschi. Si ha un bel dire che, specialmente nell'Italia meridionale, i ragazzi e le ragazze sono afflitti dalla mancanza di lavoro. È difficile togliersi dalla testa che il lavoro in questione non sia un lavoro qualunque, pur di sopravvivere, ma un lavoro che piaccia.

L'ideale sarebbe che piacesse ai giovani quel tipo di lavoro che si addice al miglioramento generazionale: lavoro innovativo, creativo, indipendente, mobile, più di tipo imprenditoriale che burocratico. A volte tal genere di lavoro bisogna inventarselo, se non esiste già, e sempre comporta rischi. Ma il giovanotto che a vent'anni ha già girato mezzo mondo da turista dovrebbe saper meglio mettere questo privilegio anche al servizio della creatività professionale; e chi con gli stessi anni se la spassa a tutta velocità in motocicletta non dovrebbe sentirsi troppo allergico al rischio. Non sono molto pessimista sul tipico ventenne italiano d'oggi, malgrado certe apparenze negative. Conosco un audace poco meno giovane, neolaureato in economia: non se la sentiva, per adesso, di metter su una piccola impresa in Italia, e allora ha studiato il russo ed è andato in Russia a insegnare agli imprenditori russi, ignorantissimi del mercato e delle sue regole, come si tiene una contabilità decente.

Pare abbia trovato schiere di clienti disposti a pagargli la consulenza per sopravvivere dopo le privatizzazioni all'Est, che li pone di fronte a problemi per loro senza precedenti, per noi stravecchi. Come dicevano i nostri "contestatori" degli anni '70: "L'immaginazione al potere".

(25 agosto 2001)

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