Se tutto va bene Monti ci ha rovinati

Paradossi di fine anno: rispetto a Berlusconi l’Italia peggiora ma sinistra, stampa, tv e sindacati sono contenti

Se tutto va bene Monti ci ha rovinati

La più bella notizia dell’anno è che siamo ancora vivi. La più brutta è che siamo mez­zi morti. Negli ultimi mesi abbiamo assisti­to a uno spettacolo inimmaginabile fino all’inizio dello scorso autunno. Non ci riferiamo alle dimissioni (che erano nell’aria) di Silvio Berlusconi, cui si deve comunque la svolta politica,ma all’avven­to di Mario Monti. L’arrivo di questi a Palazzo Chigi non ha favorito il cambiamento che molti sperava­no, e cioè il decollo dell’Italia,la ripresa economica e l’abbattimento dello spread,ma ha introdotto nel Pa­lazzo motivi di divertimento assoluto. In altri termi­ni, tutte le grane che c’erano all’epoca del governo di centrodestra sono rimaste, anzi, si sono aggravate ­le tasse sono cresciute, la gente va in pensione più tar­di, l'Iva è aumentata, la benzina e i tabacchi e l’alcol sono rincarati - però ci viene da ridere. L’uscita del Cavaliere e l’ingresso del Professore hanno suscitato nel Partito democratico, nella quasi totalità della stampa e della televisione e nel cosid­detto Terzo polo un’ondata di buonumore. Il gover­no non è più considerato ladro, forse perché piove poco o niente affatto. I sindacati non ringhiano: han­no fatto uno scioperino di tre ore tanto per giustifica­re il costo delle tessere, brontolano bonariamente, ma si capisce lontano un chilometro che se ne impi­pano dei ceti deboli. Dei quali si sono scordati anche i giornalisti da combattimento dei talk show. Miche­­le Santoro è sparito, se ne occuperà presto Chi l'ha vi­s­to?, noto programma di Rai 3. Ballarò, che per tre an­ni ci aveva s­omministrato servizi settimanali sui pen­sionati costretti a raccattare per terra scarti di ortaggi ai mercati, ora mostra solo reportage sereni, confor­tanti.

L’Italia di oggi è peggiorata rispetto a ieri, ma per l’informazione sono scomparse d’incanto le fami­glie che con lo stipendio non arrivano alla fine del me­se. Forse si nutrono di speranza e di fiducia nel pre­mier algido che usa il fisco per punire, ma lo fa per il nostro bene, garantendo­ci un futuro radioso. Un premier che ogni due per tre dice: eravate sull’orlo del baratro, poi per vo­stra fortuna sono arrivato io e vi ho acciuffato per i capelli, altrimenti sareste sprofondati. E noi poveri tapini: grazie, grazie signor docen­te, come faremo a sdebitarci? Il do­cente allora, con aria benevola: semplice, basta che paghiate il de­bito pubblico e siamo pari.

La ricetta di Monti è questa: io governo, voi sganciate. Geniale. Come mai non ci aveva pensato quel babbeo di Berlusconi? Inve­ce di seguitare a rassicurarci: non vi metterò le mani in tasca, poteva mettercele, e avrebbe salvato se stesso e noi. Non aspettavamo al­tro che aprire il portafogli e offrir­ne il contenuto allo Stato. E che di­re dellafase due? L’abbiamo at­tesa con trepidazione per un mese nella convinzione fos­se una magica soluzione per in­centivare la fa­mosa crescita. Si è riunito il Consi­glio dei ministri, ci siamo doman­dati che cosa dia­v­olo avesse escogi­tato, quando il pre­sidente è uscito dalle sacre stanze eravamo lì con le orecchie ben aperte per udire dalla sua viva vo­ce la formula miracolosa e salvifi­ca. Quindi? Delusione. Lui ci ha ri­mandato al dì appresso: terrò una conferenza stampa e saprete.

Rassegnati, abbiamo pazienta­to altre 24 ore. Finalmente il catte­dratico si è degnato di spiegare, due ore e mezzo di pistolotto pro­fessorale; noi zitti ad ascoltare co­me scolaretti, ma non abbiamo compreso un’acca. Che senso ha blaterare tanto a lungo se non si ha un tubo da dire? Oltretutto Monti ha tediato il pubblico, affamato di notizie, usando un linguaggio in­voluto, iniziatico, infarcito di an­glicismi, sostanzialmente ostico e inaccessibile alla maggioranza de­gli italiani. Perché gli è stato consentito di perdere tanto tempo e di impedire la messa in onda puntua­le del Tg1? Se una cosa simile l’avesse fatta Berlusconi, lo avreb­bero accusato di essere un dittato­re protervo, incurante delle rego­le, strafottente e invadente. Vice­versa, a Monti nessuno ha osato muovere un rimprovero, una criti­ca, nemmeno un appunto. Mah!

Forse è vero che se non è muta­ta la situazione economico-fi­nanziaria, è però mutato il co­stume. Si pensi al trattamen­to riservato ad Augusto Min­zolini.

Dicevano che era un incapace perché gli ascolti del tiggì che dirigeva scen­devano a vista d'occhio. Lo hanno licenziato in malo modo e sostituito con altro direttore, però gli ascolti sono ulteriormen­te calati, fino a scendere addirittu­ra al di sotto di quelli del Tg5, eppu­re nessuno ha fiatato.

Ma che è accaduto in 60 giorni di così importante da modificare radicalmente le abitudini e gli at­teggiamenti dei sedicenti «cani da guardia del potere»? Prima era tut­to uno schifo, ora va tutto bene ma­dama la marchesa.

Ecco che cosa chiediamo al 2012: un po’ di chiarezza, se non proprio di onestà. A Monti rivol­giamo un augurio: di non tenere i piedi saldamente ancorati sulle nuvole.

Se insisterà a voler libera­lizzare soltanto i tassisti, i farmaci­sti e gli edicolanti, guardandosi dal toccare gli ordini professio­nali ( quello dei giornalisti lo ha gratificato consegnandogli la tessera in cambio di che?) e le municipalizzate, beh, nel bara­tro insieme con noi ci finirà an­che lui. Altro che Quirinale.

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