Sea-Serravalle svendute mentre Tabacci è a Roma per il "secondo lavoro"

Il Comune fissa la base d’asta a 385 milioni di euro. L’assessore che ha curato la cessione è in Parlamento. Il presidente Bonomi difende la quotazione, D'Alfonso la cancella

Sea-Serravalle svendute mentre Tabacci è a Roma per il "secondo lavoro"

La giunta slitta alle 16 per consentire a sindaco e assessori di partecipare al funerale della partigiana Nori Brambilla Pesce. E così la delibera per vendere le quote di Sea e Serravalle vede la luce alle 17,30. Non ci sono più le ventiquattr’ore per gli emendamenti e così salta il consiglio comunale già messo in calendario per oggi. Alle 17 di ieri, invece, erano convocate congiuntamente le commissioni Bilancio e Paertecipate per discutere del nuovo bando, ma la delibera non era ancora pronta e i consiglieri dovevano discutere sul nulla. Poi, con un’ora di ritardo, arriva una «bozza». Ma il centrodestra, dopo le relazioni dell’assessore Franco D’Alfonso e del direttore generale Davide Corritore, abbandona l’aula per leggerla. Nel frattempo il presidente della Sea Giuseppe Bonomi dice che si va avanti con la quotazione in Borsa, mentre l’assessore Franco D’Alfonso dice che «la questione è decaduta». Oggi ci si riprova, ma c’è grande confusione sotto il cielo di Palazzo Marino. Anche perché in tutto questo, ovvero nel giorno in cui si metteva mano a quello che sarà uno dei passaggi più importanti dell’era Pisapia, Bruno Tabacci, assessore al Bilancio e dunque responsabile della materia, ha pensato bene di starsene a Roma. «Non solo una scortesia - attacca Carlo Masseroli (Pdl) - ma un gesto di irresponsabilità. Milano ha bisogno di un assessore a tempo pieno». Per Tabacci parla la capogruppo del Pd Carmela Rozza con una difesa che sembra piuttosto un’accusa: «Tabacci è impegnato alla Camera a buttare fuori Berlusconi. Vi sembra poco?».
In tutto questo la cessione di Sea e Serravalle diventa una svendita che accende ben pochi entusiasmi anche tra chi appoggia Pisapia. La giunta, infatti, ha deciso per un «bando unico con due oggetti» che mette in vendita il 29,75 per cento della Sea per un valore a base d’asta di 385 milioni di euro. Oppure, per la stessa cifra, il 20 per cento della Sea più il 18,6 della Milano-Serravalle. E, per invogliare gli investitori, modifiche statutarie porteranno il numero dei componenti del cda Sea da 5 a 7, con due componenti riservati all’aggiudicatario. Che avrà anche diritto al vice presidente. Da notare che la cifra messa come base d’asta è stata fissata sulla base di una valutazione affidata alla società di consulenza Kpmg che ha valutato la società aeroportuale, al netto dei 147 milioni di euro di dividendi, in una forchetta tra gli 1,198 e gli 1,390 miliardi di euro. Per la definizione del valore a base d’asta la giunta ha scelto il valore intermedio della forchetta per la vendita della sola Sea, mentre quello più basso per l’accoppiata Sea-Serravalle. Passaggio in consiglio comunale e termine al 30 dicembre. «Questa cifra - ha spiegato l’assessore Franco D’Alfonso, incaricato di sostituire Tabacci in commissione - serve a coprire le esigenze di cassa per rispettare il patto di stabilità 2011 che come noto ci impone di trovare 341 milioni di euro». Cifre negate dal presidente della commissione Giulio Gallera (Pdl): «Non c’è nessun buco. E nessuna esigenza di svendere in tutta fretta».

Qualora le offerte pervenute in Comune fossero di pari valore, si procederà ad una richiesta di ulteriore rialzo, ma in ultima istanza, nell’eventualità di ulteriore parità, il Comune preferirà l’opzione di vendita combinata Sea-Serravalle. Per Masseroli «semplicemente un bando fatto su misura per Vito Gamberale. E per il suo fondo F2i».

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