Non solo il fondo F2i di Vito Gamberale e gli indiani di Srei. Una telefonata del presidente della Fondazione Italia-Cina Cesare Romiti ha preannunciato l’interesse di un fondo cinese per il bando che mette in vendita le quote di Sea e Serravalle. Seguirà, sembra, incontro con il sindaco Giuliano Pisapia. A rivelarlo l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci ieri al termine della commissione Partecipate in cui stata esaminata la delibera approvata mercoledì dalla giunta con l’assessore al Bilancio assente. Nessun pentimento. «Ero in parlamento a fare il mio dovere. Spero con qualche risultato» ha ricordato la sua attività di piccone sul governo Berlusconi in replica alla richiesta di dimissioni avanzata da Pdl e Idv contrari al suo doppio incarico. «Credo di essere un assessore presente e puntuale - ha tagliato corto -, non penso di poter essere accusato di scarso impegno per Milano. Su questo voglio essere giudicato, il resto è polemica spicciola».
Sul fronte della vendita, a parte la possibilità (o la speranza) di una competizione internazionale che faccia lievitare il prezzo rispetto all’offerta minima modulata sulla proposta Gamberale, le notizie non son buone. Messa finalmente sul tavolo la delibera di giunta con bando unico e base d’asta a 385 milioni di euro, ma duplice opzione di acquisto (29,75 per cento di Sea oppure 20 per cento di Sea e 18,6 di Serravalle) a complicare le cose spuntano le dimissioni del premier Silvio Berlusconi. Con il governo che non potrà firmare, spiega Tabacci, il decreto per dare attuazione all’accordo di programma firmato fra Sea ed Enac a fine settembre con gli adeguamenti tariffari. Che secondo le stime del presidente di Sea Giuseppe Bonomi aumenterebbe del 30 per cento il valore dell’azienda. Senza, secondo Tabacci, il valore scende di 90 milioni di euro. «Mi domando - spiega Tabacci - se chi partecipa alla gara sia disposto ad assumersi interamente il rischio del mancato adeguamento tariffario visto che la perizia di Kpmg ha determinato il valore di Sea dando già per acquisito questo risultato». Con il Comune magari costretto, se il decreto non sarà firmato, dopo aver incassato 340 milioni a dicembre, a rinunciare o rinviare il restante introito o parte di esso. E su questo Tabacci «auspica» un intervento del consiglio a modifica della delibera.
Per quanto riguarda le insinuazioni su un bando costruito su misura per Gamberale, Tabacci parla di «un fondo che ha al suo interno 14 fondazioni bancarie e 5 fondi pensione, oltre a essere posseduto al 20 per cento da Cassa depositi e prestiti, dal governo stesso definito il suo braccio operativo». Chiaro a chi Tabacci speri di vendere. «Un interlocutore che mi dà una certa tranquillità. Gamberale è un signore che ha gestito autostrade, saprà bene cos’è Serravalle». La fretta di vendere? «Una strada obbligata dalla necessità di rispettare il Patto di stabilità. La sua rottura sarebbe un’operazione dissennata. Soprattutto a Milano. L’Italia deve dimostrare di poter stare nell’euro». E la riconferma di Bonomi alla guida di Sea? «Meglio un capo azienda che sappia fare il suo dovere. Bonomi ha la fiducia di questa amministrazione, a dimostrazione che non tutti vengono trattati allo stesso modo. Sea non è Atm».
Durissimo il giudizio di Letizia Moratti.
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