Sedotte e spennate denunciano il playboy

Artista della seduzione e, soprattutto, della truffa. Prima le fa innamorare, poi le convince ad avviare un’attività commerciali al 50 per cento. Solamente che i capitali vengono interamente garantiti dalla vittima di turno. Bruno C., 37 anni, romano ma residente a Civitavecchia, sfruttando le società aperte con le proprie donne si compra persino una fiammeggiante Ferrari. E ci sfreccia a tutta velocità per le strade di Ladispoli, atteggiandosi ad affascinante playboy nonché imprenditore di grande successo. Negozi alla moda, ristoranti, bar di tendenza. In poco più di due anni il 37enne apre ogni tipo di negozio, per richiuderlo in tutta fretta non prima di aver svenduto merce, attrezzature e macchinari acquistati con assegni scoperti. Insomma, truffe a catena, da decine di migliaia di euro ognuna ma che in pochi mesi gli fruttano un bel gruzzolo, stimato fra i 150mila e i 300mila euro. Con la cessazione dell’attività, ovviamente, il furbetto del litorale molla anche le fidanzate, lasciandole in un mare di guai (e naturalmente di debiti).
Gli uomini della Guardia di Finanza gli sono stati alle calcagna per oltre un anno, da quando una malcapitata si presenta, disperata, nella tenenza di Ladispoli. La donna scopre il raggiro cui è caduta poco tempo prima di finire sul lastrico, mediante una serie di assegni regolari firmati dal suo compagno per conto della società aperta insieme. Proprio quell’acquisto considerevole quanto inutile di una «TestaRossa» mette in allarme la signora. Da Ladispoli vengono avviate delle indagini meticolose sul conto del presunto truffatore. Una persona comunque incensurata, piuttosto difficile da scandagliare ai raggi X. I finanzieri locali, in collaborazione con i colleghi del nucleo operativo del II Gruppo Ostia, fanno le pulci a conti correnti, fatture e «pagherò» rimasti insoluti.
Le Fiamme Gialle coordinate dal tenente colonnello Pierluigi Sozzo risalgono alla truffa «pilota», la prima della serie, avvenuta nel 2007. Utilizzando tutto il suo fascino il sospetto convince l’allora compagna a investire 115 mila euro in un’attività commerciale nel campo della ristorazione. L’azienda viene fornita di beni per 34 mila euro, mai incassati dai fornitori perché versati con assegni postdatati privi della necessaria copertura. Successivamente riesce ad agganciare un'altra donna facendola innamorare follemente di lui. Con lei acquista da vari grossisti della capitale capi d’abbigliamento firmati, tutti pagati con assegni «scoperti». In questo caso la compagna diventa, suo malgrado la complice essendo nominata amministratrice unica della società aperta con il «Bellantonio». È lei a garantire la disponibilità finanziaria (con denaro contante o con l’assunzione di impegni nei confronti di banche o società di assicurazione o fidejussione) necessaria.

Soldi però mai arrivati ai creditori.
Bruno C. ha così accumulato sette denunce per insolvenza fraudolenta, appropriazione indebita e truffa. Quanto basta alla Procura di Civitavecchia per avviare un processo. yuri9206@libero.it.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica