Dopo la prima seduta la nuova giunta si riunisce in conclave

La strategia dell’ex ministro per fare gruppo: «Sceglieremo un bel posto e ci andremo tutti insieme». Sulla scrivania, caramelle al miele e le foto dei figli accanto a quelle con Giovanni Paolo II e Berlusconi

«Se riesci a non perdere la testa quando tutti intorno la perdono e per questo se la prendono con te...». If, i versi di Rudyard Kipling nella cornice di noce chiaro dietro la scrivania. Chissà quante volte riletti da Letizia Moratti in questi giorni affannati. Passati. Ora che la giunta è fatta. E come ha fatto Romano Prodi con i ministri, anche Letizia Moratti porterà i suoi assessori in conclave («Sceglieremo un bel posto e ci andremo tutti insieme»).
Ieri la giornata del neo sindaco comincia ancor prima del solito. Sette e trenta e già arriva nello studio che fu di Albertini. Sul piedistallo lo splendido crocefisso ligneo che il suo predecessore aveva appeso sopra la porta. Vicino un tocco femminile con il vaso di peonie rosa. Dall’altra parte le rose bianche. A fianco quattro telefoni e il citofono interno per parlare con l’aula del consiglio. A terra l’inseparabile borsa nera di pelle dei documenti. Nella ciotola le immancabili caramelle al miele con la carta gialla e nel portapenne i pennarelli neri. Raccontano che quando era direttore generale della Rai, più di un dirigente si riempisse le tasche (di caramelle e pennarelli) per far credere di essere appena uscito da un colloquio con lei. Tutt’intorno le fotografie. La più vicina è quella seppiata con Benedetto Croce e la nonna di cui il filosofo dell’idealismo era amico. Poi quella con il marito e i figli, quella con il papa Giovanni Paolo II, con Camillo Ruini, col presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il premier Silvio Berlusconi il giorno del giuramento da ministro. Alle pareti rimangono gli austeri quadri. Una porta dà direttamente sull’ufficio di Luciana Barazzoni, la segretaria personale al suo fianco da una vita. Il sindaco ombra, sorride già qualcuno a Palazzo Marino.
La vista sulla Scala restaurata, l’orgoglio di chi l’ha preceduta. Le carte, qualche telefonata, un caffè e poi le giunte. «Normale amministrazione» si nasconde alle prime domande dei giornalisti. Non troppo visto che il primo provvedimento comporta il taglio delle spese e l’azzeramento degli addetti stampa per gli assessori. Della comunicazione si occuperà un’unica struttura coordinata da Filippo De Bortoli, il capo ufficio stampa del sindaco. «Questioni di bilancio», «razionalizziamo ed evitiamo le sovrapposizioni», «ci troveremo meglio tutti». Gli assessori mandano giù. Di prima mattina e alla prima seduta firmano senza farsi troppe domande. Poi ci ripensano. «Be’, partiamo così poi magari vediamo». «Nessun problema - smorza il vicesindaco Riccardo De Corato -. Solo una questione organizzativa». Il secondo provvedimento porta l’inconfondibile firma di «Pierino» Sgarbi. Giunte solo dopo le dieci. «Per gli onorevoli che arrivano da Roma». In realtà da Roma arriverà solo la senatrice Ombretta Colli. E lui, tutt’altro che intenzionato a lasciar le notti capitoline e a prender casa a Milano. Poi la presentazione della squadra tra gli ori e gli stucchi della sala Alessi. Pranzo a casa e il pomeriggio ancora al lavoro.
Dal centrosinistra arrivano già le bordate.

Per il capogruppo dell’Ulivo Marilena Adamo «il sindaco si è tenuto tutte le deleghe gestionali e ha dato pezzi di governance ad altri assessori». Si comincia. «Se sai parlare alle folle senza sentirti re, o intrattenere i re parlando francamente...».

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