Sei anni di processi per 70 euro: la Cassazione «rielegge» il sindaco

Tutto per 70 euro e 14 centesimi. Su cui nemmeno ha messo le mani. Storie di ordinaria follia giudiziaria. Che però mettono fuorigioco per mesi un sindaco regolarmente eletto dai cittadini. Costretto a difendersi, anziché occuparsi di quello per cui è stato votato.
Sei anni di processi, tre gradi di giudizio, avvocati, pubblici ministeri, fascicoli, sentenze. E addosso le accuse, infamanti per un amministratore onesto, di peculato e falso. Riprese anche, come spesso succede, dalla stampa nazionale. Che, in un piccolo centro, fa ancora più rumore. «Anche se i miei concittadini mi sono sempre stati vicini». Poi l’assoluzione piena in Cassazione «perché il fatto non sussiste». E un colpo di spugna che, dentro l’anima, non cancella proprio nulla. Anche se annulla quella condanna ingiusta e restituisce a Simona Saladini la fascia tricolore di sindaco a Cernobbio e l’assessorato ai Servizi sociali e Pari opportunità della Provincia di Como. Proprio lei che nel giugno del 2007, nel bel mezzo della sua disavventura giudiziaria, si è tolta anche la soddisfazione di vedersi nominare «Cavaliere per meriti della Repubblica» dal presidente Giorgio Napolitano. Tutto comincia quando cinque Comuni decidono di associarsi nel consorzio di polizia locale Breggia Lario. Non tutti, per un intoppo burocratico, aprono un conto corrente. E così le contravvenzioni arrivano a Cernobbio. Un gruzzolo di 4.400 euro che il sindaco Saladini capisce subito non appartenere al Comune. «Non possiamo incassarli - dice ai collaboratori - Chiamiamo i cittadini e restituiamo loro i soldi. Invitandoli a recapitarli agli enti a cui spettano». Lo fanno tutti. Fuorché in due. Due multe, una da 68 e una da 2,14 euro. Una bazzecola. Ma il comandante del consorzio presenta un esposto. E un pubblico ministero si prende la briga di fare le indagini, aprire un processo, andare in giudizio. Per il sindaco assoluzione in primo grado. Ma il magistrato non è contento e ricorre. Sempre per 70 euro e 14 centesimi rimasti nelle casse del Comune per un errore procedurale. Il 15 ottobre del 2008 l’appello e la condanna per «peculato e falso». Con sospensione dalla carica di sindaco e assessore. Ricorso in Cassazione e assoluzione. Non c’è peculato, non c’è nemmeno la possibilità di configurare l’ipotesi residuale di abuso d’ufficio.
La Saladini è di nuovo sindaco di Cernobbio e assessore a Como. «Sono raggiante. Ma tutto questo dimostra quanto ci sia bisogno di una riforma della giustizia».

Avvelenata? «A parte il costo umano per me accusata per sei anni di peculato e falso, riusciamo a quantificare sei anni di processi, di collegi insediati, di documentazioni, controlli all’ente? E poi? Un’assoluzione piena. E nessuno che paghi per i suoi sbagli. Non certo chi ha fatto l’esposto, né il pm che ha formulato un’imputazione assurda. Questa è gente che vive fuori dal mondo. Le regole vanno cambiate».

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