In seimila per uno sprint tutto rosa

Di solito corrono. Eccome: dietro a figli e marito. Competitive? Sì. Onnipresenti? Anche, ma mai per vincere. La donna oggi va di corsa spesso solo per il «piacere del dovere» di essere buona madre, moglie e via correndo. Niente agonismo, ancora troppi tabù: lo si vede dal tipico look felpa ai fianchi e pantaloni lunghi anche sotto i 28 gradi di una pausa pranzo al parco, tempo strappato a lavoro e famiglia per provar a buttare giù la pancetta. È questo il quadro della «donna - di corsa» che emerge oggi da alcuni sondaggi, a pochi giorni dalla edizione 2009 di Avon running, la corsa delle donne, il tradizionale tour benefico che attraversa l’Italia raccogliendo fondi per la ricerca e che per un giorno rimette al centro della competizione le signore.
Dopo le tappe di Bari, Roma e Napoli, a Milano, capitale europea dello sport per il 2009, la festa si fa in due: domenica ecco la gara, anzi le gare. Alle 10,30 scatta la competizione agonistica, che coinvolgerà circa 300 partecipanti e attraverserà parco Sempione e poi il centro storico su una lunghezza di 10 km. Cinque minuti dopo, però, alle 10,35, sempre da Piazza del Cannone il via sarà per tutte le altre, quasi 6 mila runners o «wannabe» impegnate su un percorso accorciato di 5 km. Ma già dalle 15,30 di sabato la piazza alle spalle del Castello si trasformerà in un gymnasium a cielo aperto con fitness, musica e possibilità di shopping fra gli stand delle molte aziende sponsor della manifestazione.
Il ricavato delle iscrizioni sarà anche quest’anno devoluto allo Ieo, Istituto europeo di oncologia, per un progetto di sperimentazione della Divisione di prevenzione e genetica oncologica che mira a ridurre gli effetti collaterali della terapia ormonale sostitutiva. «Avon è vicina allo Ieo non solo attraverso questa manifestazione», ha ricordato Flavio Nascé, direttore marketing dell’Istituo che metterà a disposizione negli stand di piazza del Cannone anche materiale informativo sul papilloma virus, l’unico tumore che può essere prevenuto al 100% ma di cui si ammalano ancora oggi, ogni anno, 3500 donne in Italia, 400 mila nel mondo.
«In altre tappe abbiamo invece sostenuto associazione che combattono la violenza fra le mura domestiche:», ha spiegato Gennaro Formisano, presidente di Avon, «sia per affrontare una terapia sia per denunciare maltrattamenti occorre coraggio, un po’ come per correre». E spesso alle donne è il coraggio di buttarsi che manca se è vero che alcuni sondaggi condotti da media del settore come Runner's world evidenziano che nel Belpaese alle competizioni di corsa solo il 10% dei partecipanti è donna. «Alla maratona di San Diego invece il 51% delle concorrenti è donna, il 31% a Londra, solo il 16% a Roma dove però molte sono straniere», spiega Marco Marchei, ex azzurro di lunghe distanze «il problema è che in Italia mancano gare codificate su distanze basse come la 5 km che attirerebbe maggior affluenza rosa.

Oggi ci si misura solo dai 10mila metri in su».

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