Cronaca locale

Selva (An): «Farà flop come Caruso» Boselli: «Lo Sdi mantiene le sue riserve»

La Lega attacca: «Come rappresentante dello Stato ha mostrato troppa tolleranza verso i rom abusivi e la scuola islamica»

Milano come Parigi, messa a ferro e fuoco dall’immigrazione selvaggia? «Questa è una domanda da fare a Bruno Ferrante - l’attacco del capogruppo alla Camera della Lega Nord Andrea Gibelli -. È lui il candidato sindaco del centrosinistra e la stessa persona che ha permesso che sorgessero tanti campi nomadi nelle vicinanze della città. Ed è sempre lui che ha dimostrato un’eccessiva tolleranza verso una scuola clandestina i cui studenti avevano ogni volontà meno quella di integrarsi. È chiaro che il centrosinistra ha trovato un servitore dello Stato con una visione politica di sinistra». Va giù pesante anche il suo collega di partito. «Mi sembra difficile - attacca il ministro delle Riforme Roberto Calderoli - che Milano e i suoi cittadini possano decidere di avere come sindaco un prefetto pugliese o un “giullare” come lui stesso si autodefinisce di estrema sinistra. Se Prodi parla di rischi per il degrado delle grandi metropoli, dovrebbe rivolgersi ai suoi sindaci che governano la gran parte delle metropoli italiane da anni a questa parte. Non so chi sarà il candidato della Casa delle libertà, ma dai nomi che circolano nella sinistra la campagna elettorale ce la fanno loro». Riflessivo Gustavo Selva. «Mi auguro - afferma il presidente an della commissione Esteri della Camera - che l’“anomalia”, parola di Augusto Barbera, della candidatura di Bruno Ferrante dove è stato prefetto fino a pochi attimi prima del suo annuncio di candidarsi, faccia la stessa fine di quella del prefetto Caruso. Candidato nel 1993 a sindaco di Roma, segnò la fine del Partito Popolare Italiano, il totale flop del prefetto Caruso e fece emergere nel duello con Rutelli la personalità di governo di Gianfranco Fini come leader della destra democratica ed europea in Italia».
Ma le critiche a Ferrante piovono anche dal centrosinistra. «A Milano - il suo intervento al consiglio nazionale dello Sdi - si è persa la grande occasione di candidare una personalità come Umberto Veronesi con il quale la vittoria era assai probabile e si è messa in campo da parte dei Ds e della Margherita una personalità, come quella del prefetto, sulla quale lo Sdi ha espresso notevoli riserve e perplessità, se non un aperto dissenso soprattutto per il modo in cui ci si è arrivati». Per Ombretta Colli, ex presidente della Provincia e oggi in corsa per Palazzo Marino, sia Ferrante che Letizia Moratti sono una dimostrazione che «la politica non riesce da troppo tempo a esprimere autorevoli candidati».

E questo rende «inevitabile il divario crescente fra cittadini ed eletti».

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