Pechino 2008

La semifinale per caso del volley di scorta: "Siamo deboli: e allora?"

Battuta la Polonia al tie break nonostante infortuni e errori: "I nostri limiti sono diventati la nostra forza". Ora c’è il Brasile, come ad Atene: "E pensare che avevamo le valigie già fatte..."

La semifinale per caso del volley di scorta: "Siamo deboli: e allora?"

Pechino - Sono quelli che non t’aspetti, quelli che non c’entrano, quelli che sugli striscioni non ci trovi scritto «forza Italia» ma «che ci fate voi qui?». Sono i ragazzoni alti e lunghi del volley azzurro, la nazionale che doveva essere a casa da un pezzo e che invece resta qui. «Avevamo già mandato tutta la roba in lavanderia, avevamo persino preparato le valigie» rivela non stupito bensì tremendamente soddisfatto cittì Andrea Anastasi un attimo dopo aver sconfitto al tie break i bravi e insidiosi polacchi di quel giramondo di Lozano. Dunque è semifinale e togliamoci pure il semi, visto che quelli che non ti aspetti se la dovranno vedere con i più forti: i brasiliani campioni del mondo e olimpici.

Meglio dire olimpionici visto che ad Atene furono i verde oro a battere gli azzurri. Altri azzurri però, e altro ct: Gian Paolo Montali. Era una squadra diversa, era la grande nazionale del nostro volley che non aveva ancora imboccato la strada del tramonto. Anastasi l’ha invece presa in mano quando era ormai notte fonda, lo scorso anno, ereditando un gruppo in pieno ricambio generazionale. Sembra passata una vita: ad Atene contro il Brasile furono rabbia e delusione, perché all’epoca a perdere era stata la squadra gioiello della spedizione olimpica e non quelli che non t’aspetti di oggi. Un po’ come le ragazze l’altra sera, prese a pallate e senza testa e senza neppure l’orgogliosa consolazione di aver portato medaglia.

E quelli che non t’aspetti parlano chiaro e non fingono, anche dopo aver sconfitto i polacchi 3 a 2 con un sudatissimo tie break concluso 17-15, dopo essere persino andati in vantaggio di due set. Sono loro i primi a dire per bocca di capitan Alberto Cisolla «non siamo perfetti, abbiamo molti limiti, abbiamo problemi, lo sappiamo che gli altri sono più forti, però la nostra forza è convivere con i nostri limiti».

E convivendo con i limiti, con gli infortuni (ancora ko Fei) hanno fatto fuori i vice campioni del mondo e convivendo con le magagne disfano le valigie già pronte e preparano la grande sfida. Sembra quasi una squadra di frati del volley, di monaci non tibetani sennò non potrebbero mettere piede in campo, tanto è l’umiltà che professano per dirla in modo cristiano o il low profile per dirla alla moda.

Comunque sia, piedi per terra. «Ancora una volta abbiamo dimostrato tanto cuore e coraggio nel portare a casa una partita che dopo il pareggio si era messa davvero male… la verità è che manchiamo sia a livello tecnico che tattico» conclude Cisolla passando la palla al centrale Emanuele Birarelli: «Non siamo perfetti, si vede e lo sappiamo, però abbiamo imparato a convivere con i nostri limiti e i nostri problemi, dobbiamo solo cercare parare i danni nei momenti non buoni e sfruttare le occasioni giuste».

L’acciaccatissimo Mirko Corsano, il libero, è una maschera di sofferenza, però non si è tirato indietro, mai. Dice: «Si vede che non siamo il massimo, però è tale la voglia di vincere che stringiamo i denti. Il ginocchio? Mi fa un male dannato, non ci devo pensare se no è peggio… Comunque ce la giocheremo punto su punto, non siamo messi un granché bene ma questo rende ogni vittoria ancora più bella».

Vigor Bovolenta è pratico come sempre: «Dobbiamo solo crederci e cercare di non farci ammazzare, anche perché se col Brasile tiriamo fuori il cuore mostrato qui, ce la possiamo giocare». Già, i verdeoro: «Col Brasile sarà la rivincità della finale di Atene», Luigi Mastrangelo ne è sicuro.

«Ad Atene i più forti eravamo noi e loro, adesso ce ne sono altri… però, ragazzi, è proprio un miracolo essere ancora qui».

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