Alessandro M. Caprettini
da Roma
Diavolo dun Berlusconi! Tutto il mondo si era preparato a un referendum popolare che lavrebbe detronizzato, ma allalba di oggi si ritrova ancora una volta sul podio più in alto e col Senato in tasca, sia pure per un solo seggio in più, 155 a 154 (quando però mancano ancora le scelte degli italiani allestero:6 seggi) e con Montecitorio che finisce nelle mani dellUlivo per soli 25mila voti su oltre 40 milioni di votanti. Comunque sia andata alla Camera - occorrono verifiche sino alla Cassazione - in una Italia spaccata esattamente in due, dove ancora non è chiaro come agirà chi riuscirà a costruire una maggioranza (comunque risicata) tanto al Senato che alla Camera, non cè stata comunque la sua sconfitta; nemmeno sfiorato un suo insuccesso. Forza Italia resta solidamente il primo partito politico del Paese, con uno zoccolo duro ancorato al 23%, An tiene bene e avanza un pizzico, lUdc cresce e solo la Lega può forse lagnarsi, azzoppata più dalla mancanza di Umberto Bossi che dal suo elettorato.
Ma non è tutto: dal voto che a sorpresa smentisce mesi e mesi di sondaggi artefatti e che paradossalmente premia Berlusconi dalla rossa Emilia-Romagna (9 e non 8 senatori al centrodestra perché allUlivo manca un pugno di voti per razziare il premio di maggioranza) emerge nitidamente il rifiuto del Nord nei confronti della proposta prodiana. Non solo Lombardia e Veneto confermano un solco tra centrodestra e rivali, ma addirittura si ribaltano le maggioranze che avevano portato ai governi di Illy e Bresso in Friuli e Piemonte. E non è finita: pure il meridione affamato e rabbioso spacciato dagli ulivisti esce dalle urne trasfigurato: mette seriamente a rischio Bassolino in Campania (recuperata dallUlivo sul filo di lana), fa capire di esser pronto a rispedire a casa Niki Vendola in Puglia, conferma la scelta di centrodestra della Sicilia. Certo, avrà giovato il fatto che si siano recati alle urne in tanti (83,6% contro l81% del 2001), ma in pochi si aspettavano un risultato del genere, una vera e propria rimonta da parte di una coalizione bombardata peggio di Dresda.
Di contro, nellarmata prodiana non tornano parecchi conti. I Ds perdono terreno anziché risalire la china. La Margherita, al pari, perde i petali spuntati nelle ultime amministrative. E se la Rosa nel Pugno fiorisce solo a metà, a gongolare è semmai lestrema sinistra: Bertinotti, ma anche Diliberto, Pecoraro e Di Pietro, possono appendersi medaglie sul petto. Si rafforza, e anche questo un suo peso lavrà nel prosieguo del dibattito politico, larea massimalista che si contende no global e contestatori. E a farne le spese è Mastella che non sfiora neppure quel 2% che aveva sempre giocato con abilità tra e negli schieramenti.
È un problema di non poco conto per Romano Prodi, ammesso e non concesso che trovi alla fine della giostra degli scrutini, un risultato positivo alla Camera e una ipotesi di lavoro al Senato grazie al voto degli italiani allestero o ai 7 detentori del laticlavio a vita. Già il pelo di differenza tra i due schieramenti riduce al minimo le sue possibilità di manovra. Ma col risultato ottenuto, più in seggi che in voti, i suoi alleati dellultrasinistra aumentano il loro peso specifico ben più di quello che potevano sperare alla vigilia del voto. Difficile che su ogni tema - a cominciare da quelli economici - lUlivo possa proporre ipotesi di moderate riforme. Molto più credibile che il Professore sia sottoposto a ricatti quotidiani: ben 37 i senatori di Bertinotti, Diliberto e Pecoraro, senza contare i 4 di Di Pietro e lunico della Rosa nel Pugno. Davvero difficile pensare di poter governare palazzo Madama fidando nel voto dellestero.
Ancora nella notte si attendevano i dati del Viminale, unici a quel punto ad esser considerati attendibili dopo la sbornia dei sondaggi e delle interviste fuori dai seggi. Senato assegnato al centro-destra per un seggio, testa a testa alla Camera: distacchi minimi nel Lazio, in Campania. 25mila voti appena di differenza in tutta la penisola su oltre 18 milioni di voti ottenuti tanto dallUlivo che dalla Cdl.
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