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Senegalesi in corteo contro rabbia e razzismo

All’inizio erano una settantina di ragazzi in tutto. Poi sono raddoppiati, sono diventati circa 150. Giovani senegalesi, silenziosi, tristi in volto, ieri pomeriggio intorno alle 18.30 sono scesi in piazza, davanti alla prefettura, per un presidio anti razzista. «In ricordo dei fatti di Firenze - ci hanno tenuto a precisare alcuni di loro -. Non si può fare diversamente, non si può far finta che non sia accaduto nulla. Il nostro governo ha manifestato la propria indignazione, in Toscana c’è il lutto cittadino, vogliamo farci sentire anche a Milano: non sarebbe giusto ignorare l’ingiusto omicidio di due ambulanti e il ferimento di altri tre. In fondo poteva succedere dovunque, anche qui».
Una delegazione di immigrati è stata ricevuta a palazzo Diotti in compagnia del consigliere provinciale Massimo Gatti. Hanno chiesto la chiusura del centro Casa Pound di via Longarone «e quello di tutte le associazioni di stampo razzista e fascista». Il capo di gabinetto, che li ha ascoltati per circa un’ora, ha promesso che della questione se ne parlerà alla prossima riunione del Comitato sull’ordine pubblico e la sicurezza.
A quel punto il presidio è diventato un corteo e non sembrava promettere niente di buono. I vigili hanno chiuso corso Monforte al traffico, preparandosi al peggio. La polizia e i carabinieri circondavano tutta la zona come nelle occasioni difficili di ordine pubblico. «Meglio essere prudenti» hanno pensato.

I senegalesi, sempre in silenzio, hanno raggiunto piazza San Babila e hanno cercato d’imboccare corso Vittorio Emanuele. Lì le forze dell’ordine li hanno fermati, ma non ci sono stati scontri o frizioni. Il corteo si è sciolto spontaneamente.

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