Ieri a Trigoria è iniziata l’era Ranieri sulla panchina giallorossa. E ieri Rosella Sensi, seppure indirettamente, ha spiegato perché Spalletti ha gettato la spugna: «Il tecnico si è dimesso di sua volontà, ha preso decisioni motivate perché è una persona intelligente. Ma umanamente non mi sarei aspettato che potesse abbandonare la nave in questo momento di difficoltà». Ecco il punto, un’ammissione importante: la Roma è un club in difficoltà. Manca un progetto, è mancata la campagna acquisti («studiata, ma che non ha raggiunto tutti gli obiettivi e quelli ottenuti non hanno soddisfatto i tifosi e per di più non abbiamo ceduto De Rossi...», ha detto ieri la Sensi), impossibile individuare traguardi possibili anche per l’incertezza societaria. Unicredit, secondo Radiocor, ha deciso di avviare un pressing nei confronti della famiglia Sensi per rientrare dell’esposizione di circa 277 milioni di Italpetroli.
Così Spalletti ha deciso di mollare, rinunciando al compenso dei restanti due anni di contratto. In risposta ha ricevuto la stoccata del presidente, che con i soldi risparmiati potrà pagare l’ingaggio di Ranieri (sei milioni lordi più incentivi e bonus).
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