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La sentanza scomoda che l'ex magistrato nasconde da 12 anni

Nal 1997 un giudice ne motivò la "dubbia correttezza". Ma il leader dell'Idv non l'ha mai reso noto ai suoi

La sentanza scomoda che l'ex magistrato nasconde da 12 anni

Dentro l’uovo c’è un promemoria per Di Pietro: dice che da queste parti non ci siamo dimenticati di lui. Dice che è una giornata ideale, oggi, perché azzardi una qualche risposta alle tremila domande inevase che lo riguardano. Cominciamo dall’ultima, se ritiene: pensa che gli ottomilioni di euro che ha chiesto al Giornale siano un buon esempio di quella libera informazione di cui straparla? Meglio: un paladino dell’azione penale del suo calibro pensa di fare una grande figura ad aver optato per l’azione civile? Ossia farci causa puntando direttamente ai soldi? In subordine: crede di metterci tutta questa paura? Risponda, se possibile, togliendosi quel risolino nervoso dalla faccia: chi scrive, dal 1994 a oggi, di querele da lui ne ha beccate a decine, e l’ha fatto pure inquisire tre volte a Brescia: senza tuttavia averne mai persa una sola, di causa. Neanche una.

Da qui la seconda domanda: crede che stavolta andrà diversamente? Per le domande più tecniche guardi pure, egregio: Paolo Bracalini gliene pone diverse. Perdoni solo due o tre interrogativi riassuntivi, frattanto. Ordunque: lei è il ducetto che ha appena ordinato ai suoi parlamentari di non votare mai secondo coscienza «salvo che non ci sia una sua formale disposizione»; lei è il padrone dell’unico partito del mondo di cui una sola persona al mondo (lei) è formalmente proprietaria, e nel cui consiglio, assieme alla tesoriera Silvana Mura e a sua moglie Susanna Mazzoleni, si può accedere solo con il suo consenso: lei è dunque l’unico al quale andranno tutti i soldi del finanziamento pubblico (il resto del Partito è finanziato coi soldi degli iscritti) e lei rimarrà presidentea vita giacché né gli iscritti né un eventuale congresso potranno mai sfiduciarla; si parla di un partito in cui non esiste neppure un collegio dei probiviri.

E ci siamo quasiscordati la domanda, che era questa: ma lei con che faccia parla di democrazia e di libertà d’espressione? Con che fegato parla dei «famigli » altrui quando ha cooptato la famiglia in politica? Il figlio indagato, la moglie nell’associazione proprietaria del Partito, il cognato in Parlamento: non è che Travaglio è suo parente? Avete lo stesso patrimonio culturale, se non genetico. Parlate sempre delle stesse cose. Oh, ma lei parla anche d’altro: parla sempre di «Parlamento pulito», è da quattro m si che straparla di un «codice etico» che all’interno del suo partito etico salvaguardasse, dei candidati, appunto l’etica: che fine ha fatto ’sto codice?

Non è che ha rinunciato perché sennò non avrebbe potuto candidare l’inquisito De Magistris? Si parla d’accuse per abuso d’ufficio e interruzione di pubblico servizio: non poco, per un magistrato. A proposito, che ne è stato degli altri inquisiti? Suo figlio Cristiano è stato sospeso dal Partito anche se continua a percepire lo stipendio di consigliere provinciale (molto etico) ed eravamo rimasti, poi, a che il sindaco di Recale nonché deputato dell’Italia dei Valori, Americo Porfidia, si fosse autosospeso dal Partito perché coinvolto in un’inchiesta dell’Antimafia napoletana: e allora perché partecipa alle riunioni nazionali del Partito? Perché lei ha detto «l’avrò visto una decina di volte» quando ci ha cenato assieme anche l’altra sera?

Non è che state scrivendo il Codice etico? A proposito, perché continua a prendere le distanze da Bassolino se poi il suo Partito accetta poltrone dalla Regione Campania? Sono poltrone etiche? Ancora: vuole spiegare anche a noi, e non solo alla magistratura di Napoli, quella «grandissima puttanata» che secondo le sue parole corrisponde al fatto che lei, nel luglio 2007, era già al corrente che il provveditore delle opere pubbliche della Campania Mario Mautone, uomo suo, era indagato a Napoli? Chi era statala talpa, alla fine? Noi gliel’avevamo chiesto per settimane, e ci aveva querelato anche per questo: poi gliel’ha chiesto direttamente la magistratura di Napoli, ha querelato anche loro?

Paolo Bracalini avrà il piacere dichiederle altre sciocchezzuole sui suoi rapporti con una certa società immobiliare a Varna (Bulgaria, Mar Nero, luogo molto etico) e col suo ex socio Tristano Testa, da lei nominato nel Consiglio di amministrazione della Brebemi. Non abbiamo fretta. Ci sono risposte che attendiamo da 12 anni, si figuri.

Riproviamo, vuole? Allora: la più importante sentenza di tribunale che la riguardi come parte lesa, egregio, è quella depositata dal giudice Francesco Maddalo il 10 marzo 1997: un giudizio definitivo e inappellato. Bene: Lei sa che cosa dice, tra altre cose, questa sentenza, vero? Pagina 151: «È indubbioche i fatti raccontati da Gorrini si erano radicalmente verificati», cioè «La prestazione di attività lavorativa di Cristiano Di Pietro a favore della Maa, l’assegnazione di alcune cause a Susanna Mazzoleni da parte della Maa, l’erogazione di un prestito a Di Pietro, la cessione a Di Pietro di un’autovettura recuperata dalla Maa e trasformata da Di Pietro stesso in prestito, l’intervento di Di Pietro per ottenere che D’Adamo e Gorrini erogassero un prestito a Rea onde favorire l’estinzione di debiti consistenti».

Pagina152: «Nevienefuoriun quadro negativo dell’immagine di Di Pietro... fatti specifici che oggettivamente potevano presentare connotati di indubbia rilevanza disciplinare». E questo spiega oltretutto le sue dimissioni da magistrato. Pagine 154 e 156: «I fatti si erano realmente svolti ed alcuni rivestivano caratteri di dubbia correttezza, se visti secondo la prospettiva della condotta che si richiede a un magistrato», trattasi insomma di «aspetti di indubbia discutibilità».

Pagina150: «Il complessodella narrazione era tale da creare una qualche preoccupazione in tal senso in Di Pietro, e ciò anche per alcuni risvolti non certo trasparenti che a quelle vicende si erano accompagnati». E fermiamoci qui.

Limitiamoci alla domanda inevasa da 12anni: le sembra bello che i suoi adepti non ne sappiano nulla? Che nel suo sito non ci sia una riga di tutto questo? Che il suo gemellino spara sentenze, Travaglio, questa non l’abbia citata mai? Vogliamo davvero parlare di democrazia, professor Di Pietro? Buona Pasqua.

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