Ringrazio Geronimo per le riflessioni e lattenzione dedicata alla nostra iniziativa. Vorrei quindi aiutarlo a migliorare il suo giudizio su «Patto generazionale» lanciato dagli under 40. Due vigorosi settantenni alla testa del governo e della opposizione, la sopravvivenza del governo al Senato legata a sette persone di cui il più giovane ha 78 anni, un Parlamento in cui gli under 44 rappresentano il 12% dei deputati descrivono un problema generazionale?
Continuando: Giorgio Napolitano inizia il suo mandato di presidente della Repubblica a 81 anni, prendendo il posto dell86enne Carlo Azeglio Ciampi. Per lelezione del presidente del Senato, invece, prima che Franco Marini, 73 anni, battesse Giulio Andreotti, 87 anni, si è cercato il presidente pro tempore che guidasse le votazioni. Dopo il rifiuto di Rita Levi Montalcini, 97 anni, è stato scelto Oscar Luigi Scalfaro, 88 anni. Di contro, Bill Clinton ha preso in mano le sorti degli Stati Uniti appena compiuti i 46 anni; Putin è eletto a 47, Zapatero in Spagna a 44 anni, Aznar ne aveva 43, così come Blair in Inghilterra quando ha iniziato il suo lungo mandato nel 1997. Forse un problema c'è. Ed è possibile fare qualcosa per impostare diversamente il nostro domani senza dimenticare due dettagli della storia: non risulta che nessuna generazione abbia mai lavorato alacremente alla propria sostituzione; non risulta che nessuna classe dirigente abbia mai ricevuto il potere per concorso o al suo compleanno. Il ruolo lo si conquista e non lo si ottiene con una domanda di rottamazione.
Dunque: quale antidoto potremo utilizzare a nostra volta per non sprofondare nel desiderio di sentirci un giorno indispensabili, insostituibili, comunque inamovibili? Tolto qualche eccentrico in molti, pubblicamente, chiedono ricambio dividendosi poi sul come realizzarlo. Nellattesa che però ci si metta daccordo sul «come» farlo abbiamo pensato dincominciare a scrivere del «quando» definendo una proposta pragmatica non lamentosa, non piagnona che suona così: «Chi di noi coerentemente a quando chiede ricambio e competitività, è disposto, oggi, a sottoscrivere un patto che lo impegni, raggiunta letà dei 60 anni, a lasciare o non accettare un ruolo di leadership (cariche primarie della politica e delleconomia) continuando ad offrire il suo impegno nei ruoli di vice, di numero due, di saggio, di consulente o di qualsiasi altra posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi e non disperdere la sua esperienza?».
Il Patto che è un quesito privato che mai vorremmo trasformato in legge (perché ogni uomo ha il diritto di spendere la propria vita come desidera) si divide, a prima letta, tra due opposte trappole: vanità e mitomania. La generosa vanità di chi simpegna a rinunciare a cariche che nessuno mai gli offrirà e la prudenziale mitomania di chi è preoccupato di perdere o pregiudicare una carriera che mai potrà sfiorare. Un potenziale scontro, titanico, tra velleitari vanagloriosi e velleitari predestinati.
Nella sostanza, viceversa, anziché domandare limpossibile ad altri, chiedere il possibile a noi stessi per non continuare a dar vita a generazioni che invecchiano senza diventare adulte.
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