Dormire da solo in strada è dura, perché fa freddo, non sai dove e come mangiare e lavarti, si è soli come un cane, senza nessuno con cui parlare. E qual è lunico posto dove sicuramente trovi un letto, un tetto, un pasto caldo e delle persone con cui passare il tempo? Facile, la galera. Così un giovane pregiudicato non ha trovato di meglio che chiamare il 112 e poi farsi sorprendere mentre tentava di forzare la portiera di un auto. Arrestato e portato davanti al giudice per il processo per direttissima ha avuto una sola cosa di cui dolersi: i mesi di carcere, quattro. «Sei sarebbero stati lideale».
Thomas G., trentenne di Corsico, ha alle spalle qualche precedente per droga e furti, e una sentenza che gli impone due firme alla settimana in caserma per una vecchia storia di diserzione durante il servizio militare. Sposato con due figli sotto i cinque anni, è stato buttato fuori di casa dalla moglie. Anzi dal quartiere, perché la donna l8 novembre ha ottenuto dal giudice un decreto che impedisce al marito anche solo di avvicinarsi al nucleo famigliare. Dimprovviso dunque sè ritrovato in mezzo a una strada. Proprio durante un inverno particolarmente rigido come questo.
Laltra notte si ritrova per strada con la temperatura ormai sotto zero, troppe ne ha messe in fila in queste ultime settimane così decide di passare alle vie di fatto. Prima una chiamata al 112: «Correte, cè un tizio che sta cercando di forzare una Fiat Punto in via dei Lavoratori a Corsico». Poi di corsa allappuntamento con la pattuglia che arriva dopo pochi istanti. E lui, coscienzioso, si fa trovare mentre cerca di forzare le serratura. Colto in flagranza viene portato a passare il resto della notte al fresco, pardon... al caldo.
La mattina è in tribunale per la direttissima. E qui, colpo di scena: «Signor giudice la telefonata al 112 lho fatta io e adesso voglio una condanna esemplare, altrimenti se mi date la condizionale esco e riprendo a forzare le auto in sosta». E nel dubbio si rivolge anche al difensore di fiducia affinché non sia troppo solerte: «Avvocato, mi raccomando, chieda il massimo della pena». Detto fatto, viene accontentato: quattro mesi. E lui pronto al giudice: «Se erano sei era meglio. Veda, io faccio il cuoco e tra sei mesi è estate e vado a fare la stagione in un albergo come cuoco». Comunque siccome chi si accontenta gode, ha ringraziato tutti, ha stretto le mani e se nè andato sorridendo diretto verso San Vittore.
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