Serenata a Milano

Potremmo dire che il governo Prodi è venuto a fare la serenata a Milano. Ma lasciamo stare, cercheremo anzi di prendere sul serio i buoni propositi che un po’ troppo spettacolarmente il vertice del centrosinistra sta riserbando al mondo ambrosiano.
La parte più impegnativa l’ha svolta il ministro dello Sviluppo economico, il piacentino Bersani, persona abbastanza ammodo. È stato presidente della rossa Emilia Romagna, oggi si direbbe governatore, ma come piacentino, cioè uomo che viene da un territorio di confine molto omogeneo alla Lombardia, è sicuramente di mentalità e tradizioni non massimaliste. Il suo discorso all’Assolombarda ieri l’altro è stato - perché non ammetterlo? - esemplare, lo avremmo fatto anche noi. Gli applausi sono stati meritati. Noi siamo sulla barricata opposta, ma la nostra cultura liberale e il fairplay che parte della nostra educazione ci portano, con la schiettezza che spesso manca ai nostri avversari, a riconoscere ragioni e meriti dovunque essi siano.
Sì, l’onorevole Bersani ieri l’altro ha fatto buona figura come real-politician; ha esibito una visione dei problemi economici e politici più liberale che dirigista.

Si è accuratamente tenuto lontano persino da quel liberalsocialismo che certa sinistra usa per scrollarsi di dosso l’accusa di statalismo economico e radicalismo ideologico.
Non esitiamo ad apprezzare l’endorsement di un ministro che non ha avuto paura di dispiacere alla sua stessa parte politica. Ci è piaciuta, tra l’altro, la sua visione (...)

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