Follia e cospirazione al centro del "nuovo" American Horror Story

Debutta in streaming la stagione 11 di American Horror Story che mette in scena un thriller ambientato durante gli anni bui dell'epidemia di Hiv

Follia e cospirazione al centro del "nuovo" American Horror Story

Da più di dieci anni in tv c’è una serie che ha sempre diviso pubblico e critica. Amata per essere fuori dagli schemi e presa di mira per le sue storie al limite dell’assurdo, American Horror Story è comunque un pezzo importante per il panorama televisivo contemporaneo. Creata da quel genio di Ryan Murphy che, nel corso del tempo, ha realizzato altre serie tv come Glee e il recente Dahmer (tanto per citare un paio dei suoi successi più grandi), con American Horror Story ha lanciato un vero e proprio franchise televisivo che si è rinnovato di anno in anno. Infatti è con questa serie tv che si è "creato" il concetto stesso di serie antologica, e grazie a questo concetto, lo show ha potuto re-inventarsi portando nel piccolo schermo storie diverse con un cast molto variegato. Con la stagione numero 11, American Horror Story cambia volto e segna un punto di svolta per tutto il franchise di Ryan Murphy.

In onda in America dallo scorso 19 ottobre – con un buon seguito da parte del pubblico – i primi tre episodi della nuova stagione sono in Italia dal 28 dicembre su Disney+ e tra le "pagine" di Star. I restanti arriveranno in streaming a cadenza settimanale fino al 15 febbraio del 2023. E dai primi tre episodi fin da subito si nota come American Horror Story sfugge dai classici deliri onirici delle annate precedenti, ma propone uno sguardo truce e violento ai quei "sfavillanti" anni ’80, aprendo una lunga parentesi sulla piaga dell’Aids che, proprio in quel decennio, ha cambiato radicalmente il nostro stile di vita. È ancora presto per valutare una serie dopo solo tre episodi, ma ci sono tutte le carte in regola per un racconto intra-generazionale e specchio di un tempo a noi vicino.

Un serial killer tra le strade di New York

Ci troviamo nella Grande Mela ed è il 1981. La metropoli, ben lontana dal boom turistico che ha vissuto nel corso degli anni ’90, è sconvolta dal vandalismo e da una serie di morti violente che riguardano i membri della comunità Lgbt. La polizia non vuole scendere a fondo nelle indagini, lasciando che la situazione si possa risolvere da sola, ma è un giornalista di New York Native che si espone in prima linea per fermare la scia di omicidi che sta sconvolgendo la città. Parallelamente, si intreccia la storia di Adam, giovane che vive in un quartiere popolato da gang criminali, che cerca di capire cosa c’è dietro la sparizione del suo amico e coinquilino. Le indagini portano i protagonisti a camminare nel mondo dei club notturni e mettersi sulle tracce di Big Daddy, stalker che – secondo i giornali – sarebbe molto ben due anni fa. Nello stesso tempo, una dottoressa scopre il ceppo di un virus sconosciuto che sta per infettare la città di New York (e non solo).

Il virus dell’Hiv e una "cospirazione governativa"

Sono tanti i temi che vengono affrontati in questa nuova stagione di American Horror Story. In bilico tra realtà e pura follia, Ryan Murphy sceglie (volutamente) di abbandonare le classiche tematiche da film slasher di serie B per raccontare, con un pizzico di fantasia, ciò che è accaduto a inizio degli anni ’80. Non si sofferma solo sull’implosione della cultura dei club, della musica dance o dei vestisti sgargianti, ma apre una parentesi sull’epidemia da Hiv che ha sconvolto l’America e tutto il resto del mondo. E, anche in questo caso, l’autore si prende molte libertà, immaginando di un virus che da Fire Island ha fatto il salto dall’animale all’uomo. Questo misterioso virus prende di mira il sistema immunitario. All’inizio viene ignorato dalle autorità fino a quando una giovane dottoressa non comincia a indagare sulla situazione. Scoprendo un intrigo governativo ai danni della comunità.

La stagione 11 come vero punto di svolta

È una serie longeva, questo è un dato di fatto. Dopo ben undici anni, American Horror Story sembra aver esaurito le sue idee, sconfitta dal peso del tempo e dalla mancanza di idee. Lo show, infatti, è dalla stagione cinque che non riesce a bucare lo schermo, proprio da quella stagione in cui ha primeggiato Lady Gaga. Le successive, anche quella crossover, dopo un buon inizio si sono trasformate in un nulla di fatto. Questa, invece, pare che sia iniziata nel migliore dei modi. Pur conservando gli estremismi di un horror d’annata, vira l’attenzione sul puro crime e sulla ricostruzione – fantasiosa – di un’epoca a noi vicina che ancora oggi viene ricordata con un pizzico di amara nostalgia. La svolta è sostanziale e si nota fin dal primo episodio. Si spera solo che, le buone intenzioni, non si perdano nel corso degli eventi, conservando tutto il meglio di un racconto che è specchio della società di oggi.

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Una storia voyeuristica

Nonostante ciò, la serie è carica di tutti i contenuti molti cari al buon Ryan Murphy. Di nuovo, al racconto di denuncia sociale, American Horror Story unisce la "celebrazione" del corpo maschile. La visione è puramente estetica, nata per occhieggiare al pubblico femminile e non solo, ma nonostante alcune scene "forti" siano del tutto fuori luogo, sono comunque funzionali al senso stesso della storia. Si parla di amori proibiti, di libertà sessuale, di giochi di coppia e di sesso promiscuo.

Ma chi è Ryan Murphy?

Oggi è uno tra i registi più apprezzati del panorama televisivo e cinematografico. Ha esordito nel 1999 con la serie Popular, una storia teen sul bullismo e la diversità. Ma ha trovato successo con Nip/Tuck, satira pungente sul mondo della chirurgia estetica. Da lì in poi è stato un susseguirsi di riconoscimenti e serie che hanno lasciato il segno. Con una scrittura semplice ma decisa, che rievoca le soap-opera degli anni passati, Ryan Murphy si è fatto portavoce dei “diversi”, celebrando i loro pregi e i difetti. Particolarità sempre presente in una delle sue serie tv. È diventato mainstream con Glee, per eccellere poi con American Horror Story, passando per Scream Queens, per Hollywood e Ratched.

Perché vedere il "nuovo" American Horror Story

Di sicuro, la stagione in corso di American Horror Story è un pugno nello stomaco. Qui non c’è spazio per gioia e ilarità. È un thriller che vira sull’horror e convince proprio per questo. Piacerà agli estimatori del regista e a chi ha seguito con dedizione tutti i capitoli di questa folle antologia. Da vedere anche solo per scoprire il lato oscuro degli anni ’80.

Seme di un franchise senza fine

Come abbiamo più volte puntualizzato, American Horror Story ha inaugurato un vero e proprio franchise televisivo.

Infatti, è di recente creazione, lo spin-off ufficiale dal titolo American Crime Story. Ryan Murphy ha portato in tv alcuni fatti di cronaca molto famosi, come l’impeachment di Clinton, romanzando la storia attraverso le storie delle vittime e dei carnefici.

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