Serialità

The Crown, la quinta stagione è un thriller su Diana

La quinta stagione di The Crown si prende i suoi tempi per portare sul piccolo schermo la tragedia di una solitudine mai davvero presa in considerazione

The Crown, la quinta stagione è un thriller su Diana

Debutta il 9 novembre su Netflix la quinta e attesissima stagione di The Crown, la serie che segue il regno della regina Elisabetta e di tutti gli scandali e gli ostacoli che la monarchia ha dovuto affrontare nel corso di decenni. A non molta distanza dalla morte della sovrana più longeva della Corona, la quinta stagione di The Crown si pone l'arduo compito di portare sul piccolo schermo il dramma legato alla principessa Diana, al suo matrimonio infelice con Carlo e a come i media si siano in qualche modo tuffati all'interno di una storia che sembrava uscita fuori da un romanzo a puntate.

Composta come sempre da dieci episodi - che, tuttavia, ricoprono un minor lasso temporale rispetto alle stagioni precedenti - la quinta stagione di The Crown vede anche un avvicendarsi del cast. Come avviene ogni due anni, infatti, la serie ha assunto nuovi volti per proseguire la storia della famiglia reale, di modo da rendere credibile l'avvicendarsi degli anni e delle epoche. Nello specifico, in questa stagione, il ruolo di Elisabetta è interpretato da Imelda Staunton, mentre quello di Diana è interpretato da Elizabeth Debicki.

Di cosa parla la quinta stagione di The Crown?

La nuova stagione di The Crown si pone l'obiettivo di affrontare gli anni Novanta della monarchia britannica. Una decade piena di sfide, di scandali e di tentativi per tenere la Corona unita, sotto lo sguardo sempre più famelico della stampa. I media, infatti, sono sempre più affascinati da Diana (Debicki) e da quello che appare come un matrimonio infelice con Carlo (interpretato da Dominic West). Tra i due sembra essersi esaurito del tutto il tempo della favola, e Carlo è più che mai determinato a rimanere fedele alla donna che ama, Camilla. Come se non bastasse, a seguito di un sondaggio tra i sudditi, Elisabetta (Staunton) viene accusata di soffrire della cosiddetta Sindrome della regina Vittoria e Carlo sente sempre di più il desiderio di ricoprire un ruolo che gli spetta di diritto, nella speranza di condurre la famiglia reale verso il nuovo secolo. Tutto si complica quando nell'equazione entra Mohammed Al-Fayed e, soprattutto, suo figlio Dodi (Khalid Abdallah), due figure il cui destino è strettamente legato a quello della Corona.

Una serie lenta, ma imperdibile

Il difetto che si potrebbe trovare in questa quinta stagione di The Crown è la dilatazione dei tempi, che può concorrere alla costruzione di un ritmo percepito come lento. Questo è dovuto soprattutto alla scelta di allungare i tempi della narrazione: se in passato la serie raccontava in un solo arco di episodi numerosi anni, per la quinta stagione si è deciso di rallentare, quasi come se si volesse guardare al microscopio ogni singolo dettaglio che poi ha portato alla tragedia che ha sconvolto il mondo nell'agosto del 1997. Questo fa sì che la serie sia meno dinamica e questo potrebbe far storcere il naso a non pochi spettatori. Tuttavia, proprio per il tema trattato e per la costruzione del personaggio di Diana, questi ritmi rallentati, questi vuoti d'azione sono estremamente funzionali: in quei silenzi si annida la solitudine di un personaggio di cui tutti conoscono il tragico epilogo. E ad emergere non è più la sfavillante forza di una monarchia che si credeva incredibile: emerge invece un senso di inquietudine costante, qualcosa di oscuro che serpeggia sotto le cose che vengono dette e mostrate. E in questo modo The Crown finisce quasi per somigliare a una serie thriller, dove la fruizione passa soprattutto per la voglia di andare avanti, di scoprire quello che accade. Una sensazione che viene coadiuvata anche dalla scelta di fare degli episodi quasi monografici, che si concentrano solo su uno specifico personaggio, come quello in cui viene inserita la famiglia Al-Fayed.

E proprio per inseguire questa discesa inesorabile verso la tragedia e lo scontento The Crown si prende i suoi tempi, non ricorre all'azione ad ogni costo: e allo stesso tempo porta sul piccolo schermo una regina che appare sempre più stanca e fragile, come se la serie rimandasse l'eco della personalità della sovrana, dei suoi picchi così come delle sue cadute. Mantenendo l'eleganza che le è consona, Elisabetta attraverso questo arco di episodi con un passo più incerto, più preoccupato, come si evince dalla prima scena che la mostra alle prese con una visita medica.

The Crown continua dunque a raccontare la sua storia nel modo che preferisce: questa volta lo ha fatto tenendo il freno a mano tirato, ma continuando a dimostrare come si realizzano serie d'altissimo profilo.

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