Serialità

Good Omens 2, tanti personaggi e poca azione

La seconda stagione di Good Omens accetta la sfida di tornare sul piccolo schermo senza poter attingere al romanzo di Neil Gaiman: i risultati sono altalenanti

Good Omens 2, tanti personaggi e poca azione

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Arrivato per la prima volta nel mercato editoriale italiano con il titolo Buona Apocalisse a tutti, il romanzo firmato da Neil Gaiman e Terry Pratchett ha dato vita alla serie Good Omens, uno show incentrato sull'angelo Aziraphale (Michael Sheen) e il demone Crowley (David Tennant) che, a dispetto della differente provenienza dei loro "mestieri", erano riusciti a creare non solo una forte amicizia ma anche un'alleanza volta a impedire l'Apocalisse. La prima stagione di Good Omens, ancora disponibile su Prime Video, cercava di rimanere quanto più possibile federe al materiale letterario di partenza, portando sul piccolo schermo l'intensa satira che i due autori avevano creato nel romanzo.

Allo stesso tempo, però, l'operazione si era mostrata vincente perché, pur rimanendo fedele al materiale originale, la serie aveva trovato un proprio marchio distintivo nella ricerca di un'attualità che rendesse Good Omens più in linea con il periodo che stiamo vivendo. Non si era trattato di portare sul piccolo schermo il nuovo capolavoro della serialità, ma in qualche modo Good Omens era riuscito ad affermarsi come un buon prodotto d'intrattenimento, sorretto soprattutto dalla maestosità delle interpretazioni dei due attori principali.

Good Omens, quando lo show lo fanno i personaggi

Michael Sheen e David Tennant continuano ad essere la colonna portante dell'intera operazione anche nella seconda stagione di Good Omens, che debutterà su Prime Video il prossimo 28 luglio. La sfida che si accompagna ai sei episodi della seconda stagione - scritta dallo stesso Neil Gaiman insieme a John Finnemore - era quella di creare un arco narrativo che rimanesse fedele ai toni e alle ambizioni della prima stagione senza poter fare affidamento su un romanzo di partenza da cui attingere. E questa mancanza, in alcuni momenti della seconda stagione, si avverte.

La trama della seconda stagione ruota intorno a un mistero che riguarda l'arcangelo Gabriele (Jon Hamm), un punto di partenza che naturalmente serve a svelare altri dettagli di trama che chiamano in causa altri personaggi: ma questo "mistero" non riesce mai a catturare del tutto l'attenzione del pubblico, né a creare quella tensione da "minuti contati" che caratterizzava la prima stagione. Si tratta di un prodotto che riesce comunque a divertire e a intrattenere, ma che non coinvolge quanto forse si era sperato nel dare la luce verde alla produzione della seconda stagione.

Se da una parte il peso della narrazione è data a una singola creatura che potrebbe rappresentare l'ago della bilancia nell'eterna lotta tra Paradiso e Inferno, tra Bene e Male, a funzionare è soprattutto la costruzione dei personaggi, la loro caratterizzazione che li trasforma in maschere tridimensionali che vengono utilizzate per ridere di argomenti altrimenti sacri, dove la religione viene concepita semplicemente come un palcoscenico su cui costruire le grandissime capacità attoriali di un cast che, da solo, vale il tempo della visione.

Non c'è chissà quanta azione in Good Omens 2 ma, forse, non era nemmeno questa l'ambizione della serie. Il pubblico in effetti sa di non essere davanti a episodi concepiti per essere al cardiopalma, come potrebbe essere ad esempio una serie come Citadel, sempre disponibile su Prime. A interessare è il modo in cui i personaggi comunicano, in cui le loro storie si intrecciano. Lo spettatore consapevole è più interessato a sentire i due protagonisti disquisire di qualsiasi cosa piuttosto che seguire il profilo di una guerra millenaria.

Da questo punto di vista, dunque, la seconda stagione di Good Omens è composta da sei episodi che, a parte qualche svolta improvvisa, si dipana su ritmo abbastanza lento e vuoto di grandi sconvolgimenti, ma che riuscirà a far ridere e a intrattenere per i personaggi che riempiono lo schermo.

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