Serialità

Grandi Speranze, il celebre romanzo di Dickens ora diventa una serie tv

Su Disney+ arriva la serie ispirata al grande classico della letteratura inglese. Una storia molto potente che riflette sulla società dell'epoca (e non solo)

Grandi Speranze, il celebre romanzo di Dickens ora diventa una serie tv
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In tv l’ultimo adattamento del romanzo di Charles Dickens risale al 2011 (senza dimenticare l’omonimo film del 2012). In onda su BBC One e qualche anno più tardi in Italia su Rai Movie, il mito di Grande Speranze ha sempre creato attorno a sé un gran chiacchiericcio proprio per la sua trama complessa e per quella storia che ha stigmatizzato gli usi e costumi della Londra del 1800. Un periodo di grande fermento non solo politico e culturale ma anche di carattere umanistico e industriale. Da quella miniserie che ha visto nel cast una raggiante Gillian Anderson (ex volto di The X-Files) sono passati ben 12 anni e ora, dopo l’Inghilterra che era al timone del progetto, è il canale americano a pagamento di HULU che prende il grande classico della narrativa vittoriana e ne trae (un’altra) serie tv. Tutti gli episodi prodotti – sei in tutto - che sono stati trasmessi negli States nel mese di marzo del 2023, dal 28 giugno sono inseriti nel catalogo italiano di Disney+. Di sicuro non è un prodotto per giovani e per bambini – per fortuna esiste il "filtro famiglia" – perché questa nuova versione di Grandi Speranze, scritta da Steven Knight, il papà del bellissimo Peaky Blinders, è più dark rispetto alle precedenti ma conserva al meglio lo spirito del romanzo.

Oggi e più di ieri, il racconto del giovane Pip che dall’orfanotrofio sogna una vita migliore e agiata, è molto più contemporaneo di quanto si vuole credere dato che, senza volerlo, il nuovo adattamento riflette sui problemi della società moderna, su quella voglia di apparire e di scendere a patti con tutti pur di trovare il tanto sospirato benessere. Una storia di formazione sotto tutti i punti di vista che piace proprio perché è speculare al romanzo di riferimento.

L’infanzia e la maturità dell’incompreso Pip

È una storia molto evocativa quella di Grandi Speranze. Una storia che naviga attraverso le suggestioni e il “potere” del tempo per mettere in scena un racconto in bilico tra riscatto, formazione e un pizzico di follia. Protagonista, per l’appunto, è Pip che ha il volto di Fionn Whitehead, già visto in Dunkirk. Lui è un orfano che non ha un passato e non ha neanche un futuro e, più di tutti, desidera una vita migliore. Spettatore (quasi) passivo in una Londra in fermento che guarda speranzosa al secolo che si è aperto, Pip vuole trovare a tutti i costi il suo momento di riscatto, fino a quando per uno scherzo del destino e a causa delle oscure manipolazioni della misteriosa ma eccentrica Miss Havisham, al giovane viene mostrato la possibilità di scegliere il suo stesso futuro. Ha davanti a sé un ventaglio di possibilità, di grandi speranze, di poter sbirciare cosa ha in serbo per lui il futuro che, da quel che sembra, è più tenebroso che mai. Pip, con tutte le sue forze, deve capire cosa fare e comprendere il prezzo di questo nuovo mondo che ha davanti, e se lo renderà davvero l'uomo che desidera essere.

Una storia potente ma… non adatta a tutti

Finito nei libri di studio e in quelli di critica letteraria, c’è da dire che la vicenda di Grandi Speranze si apre a molteplici chiavi di lettura. Di base è un puro, ma per nulla semplice, romanzo di formazione in cui la narrazione segue le vicende di Pip, partendo dalla primissima infanzia per arrivare poi alla ricerca della piena maturità. Per la letteratura di genere è un grande esempio. Nei suoi adattamenti a immagini, e da questo non sfugge la nuova serie disponibile su Disney+, è facile perdersi tra le maglie del racconto per la mole di avvenimenti, di personaggi e per tutta una serie di particolarità che – di conseguenza – hanno reso tale la storia. La serie tv che è disponibile in Italia assume toni molti dark e ancora più introspettivi, giocando con la sensibilità del pubblico e proponendo un’immagine molto moderna del mito di Pip. Tutto merito dello sguardo di Steven Knight che è alle redini del progetto, il quale porta a compimento un’opera ambiziosa per il piccolo schermo ma non adatta a tutti. Infatti, la vicenda si sviluppa con troppa lentezza (soprattutto nella parte centrale) e troppo spesso si perde in divagazioni che non tolgono e né aggiungono nulla alla cornice del racconto.

Olivia Colman irriconoscibile nei panni di Miss Havisham

Al di là questo, la serie è una vera gioia per occhi. Crepuscolare nella regia e convincente dal punto di vista del cast. Impossibile non menzionare l’immensità di Olivia Colman – che abbiamo visto in The Crown e ora è nel cast di Secret Invasion – capace di regalare il giusto appeal al personaggio di Miss Havisham. Forse è il più importante fra i personaggi secondari della vicenda. È una vecchia nobile che si è lasciata andare senza curare i segni del tempo sul viso e sul corpo. In gioventù, il suo promesso sposo le spedì una lettera in cui spiegava di essere fuggito con un'altra donna, per cui, sopraffatta dal dolore, decise di lasciare la sua casa immutata nel tempo, compresa la torta che rimase ad ammuffire su un tavolo per interi decenni. Per vendicarsi sugli uomini adotta Estella, una bellissima ragazza che secondo i suoi progetti nessuno potrà mai avere. Come si vede è personaggio complesso e con un’ottima caratterizzazione e la Colman le rende giustizia, interpretando un ruolo che pare sia cucito sulle sue solide spalle.

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Perché la storia di Dickens è un vero e proprio classico

Oltre la fiction, è un dato di fatto che Grandi Speranze sia un caposaldo della letteratura di ieri e di oggi. Un classico che, però, non passa mai di moda. È il tredicesimo romanzo di Dickens, ma prima di essere pubblicato nella forma attuale, fu concepito come i feuilleton francesi, arrivando a puntate settimanali, dal primo dicembre 1860 all’agosto 1861 sulla rivista All the Year Round, periodico che era diretto dallo stesso Dickens. Ogni settimana venivano pubblicati due capitoli e la storia era scritta in modo che catturasse i lettori, stimolando la loro curiosità verso il volume successivo. La sua prima apparizione fu in tre tomi, senza illustrazioni, nel luglio del 1861.Fu di grande successo non solo nella classe borghese ma anche in quella più povera. Difatti, il costo molto basso di ogni numero, permetteva a tutti di avvicinarsi alla lettura. Un fenomeno che in quel periodo era molto gradito.

Rappresenta un romanzo storico ma, allo stesso tempo, è capace di leggere il lifestyle londinese di epoca vittoriana.

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