Serialità

Con la serie di "Echo" la Marvel cerca un nuovo equilibrio: la recensione

Su Disney+ arriva una nuova serie tv sui personaggi Marvel. Più violenta e adulta rispetto al solito, Echo cerca di trovare la sua dimensione in un momento di incertezza per tutti i personaggi della Casa delle Idee

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Sappiamo fin troppo bene che non è un periodo facile per la Marvel e tutto l’universo super-eroistico che è stato costruito tra cinema e tv. Si nota una certa stanchezza nelle storie che non riescono più a bucare lo schermo e che non riescono più a convincere il pubblico come un tempo. Echo, la nuova serie della Casa delle Idee in arrivo il 10 gennaio su Disney+, cerca di far trovare alla Marvel e a tutti i suoi personaggi un nuovo equilibro dopo diversi fallimenti commerciali (o meglio non linea con le aspettative) e dopo una certa disaffezione da parte della critica di settore.

La serie tv, composta da cinque episodi che sono stati inseriti in catalogo tutti nello stesso giorno, è stata presentata come un qualcosa di nuovo per tutto l’universo della Marvel. Strettamente collegata al mondo cinematografico e, ovviamente, a quello televisivo, Echo è ispirato all’omonimo personaggio dei fumetti che è stato presentato per la prima volta nel lontano 1999 nel secondo volume dedicato a Daredevil. Cronologicamente è ambientata dopo le vicende di Occhio di Falco e anticipa il ritorno di Daredevil, per l’appunto, in Born Again nella nuova serie tv ancora in lavorazione. Il risulto finale? Echo è una serie senz’anima che conferma – di nuovo – un momento di grave crisi per la Marvel.

Di cosa parla la serie tv

Il vero nome di Echo è Maya Lopez. È una nativa americana che vive in periferia. Dopo che ha perso la madre in un brutto incidente d’auto, decide di trasferirsi a New York insieme al padre. Qui trova nel pugilato una nuova ragione di vita ma, al tempo stesso, perde la sua fanciullezza e diventa una donna che pensa solo a se stessa con un vuoto dentro che non riesce a colmare. Causa forza maggiore, si trova invischiata nei loschi traffici di Kinping (Vincent d’Onofrio), un malavitoso che si muove con arguzia nel quartiere di Hell’s Kitchen. È fedele a suo zio acquisito ma dopo uno scontro con Daredevil – giustiziere che si aggira in una lugubre New York -, Maya decide di tornare nella sua città Natale. Crede che sia arrivato il tempo di ricongiungersi con il suo passato e con le sue stesse radici ma, ciò che ha lasciato nella Grande Mela, la raggiunge fin dentro le vecchie mura domestiche e la giovane donna dovrà comprendere da che parte stare: se rinunciare a se stessa o abbracciare il lato oscuro.

Echo non buca lo schermo

Con tutte le buone intenzioni, anche la nuova serie della Marvel non riesce a convincere fino in fondo. Pur presentandosi al pubblico come un prodotto diverso dal solito in cui, per una volta, pare abbandonare i deliri woke e politicamente corretti per far spazio a una storia coesa e più “violenta”, resta comunque una serie che è riuscita a metà. Convince per tutta la parte dedicata a Echo, in cui si tratteggiano i caratteri di una donna ferma e decisa nelle sue convinzioni e che, nonostante la sua sordità, abbraccia le sue stesse paure per trovare forza nelle avversità, ma tutto il resto è pura retorica. Dalle scene di azione all'aver riportato due personaggi iconici come Daredevil e Kinping, e pure l'aver cercato di prendere le distanze da tutto quello che fino ad ora è stato realizzato. È uscito fuori un prodotto che non riesce a convincere e che cade vittima nei suoi stessi errori, senza la possibilità di correggerli. Echo fa capire quanto sia in crisi il mondo dei super-eroi Marvel e quanto sia (forse) impossibile trovare un modo per cercare di tornare a i fasti di un tempo.

"Un trauma quando ero piccola"

E durante la conferenza stampa di presentazione di Echo, è la stessa protagonista che spiega ai giornalisti l’importanza del suo personaggio, l’unica cosa degna di nota di tutta la serie tv. “ Io e Echo siamo simili in molti modi. Io ho vissuto un’infanzia segnata da un trauma – racconta -. Da giovane ho affrontato un percorso di amputazione che ha richiesto diversi interventi chirurgici. Questa esperienza mi ha fatto diventare una sorta di guerriera. Maya ha vissuto la perdita della madre e numerosi eventi tragici che hanno segnato la sua vita – continua -.

Le nostre esperienze traumatiche sono diverse, ma in un certo senso ci accomunano: siamo entrambi individui coraggiosi e tenaci e credo che sia questa la ragione della nostra somiglianza”.

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