Serialità

Serie Tv thriller o drammatiche: eccone 5 tratte da storie vere

Come raccontare il mondo che abbiamo intorno? Le serie tv lo fanno attraverso storie vere e fatti di cronaca realmente accaduti. Qui le 5 da non perdere (e da rivedere)

Serie Tv thriller o drammatiche: eccone 5 tratte da storie vere
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Oggi per cercare di raccontare il mondo che abbiamo intorno, sia il mondo delle serie tv che quello del cinema, non si affidano solo alla fantasia dello sceneggiatore ma, per "leggere" gli usi e costumi della società contemporanea, si trova un espediente attraverso storie vere che hanno interessato e coinvolto – da vicino - l’opinione pubblica. E nel grande puzzle che è il mercato televisivo americano e europeo, sono poche le serie tv che sfuggono da questo dualismo così forte. Oggi, con l’intenzione di trovare un modo tutto nuovo di "fare" una serie tv, si cerca di scandagliare la società dei consumi con i suoi pregi e difetti così da affidare al pubblico una visione quanto più aderente a ciò che siamo stati e a quello che potremmo essere.

Il genere drama o quello thriller, ad esempio, è il più gettonato per cercare di unire la fiction ai fatti realmente accaduti, come una sorta di unico comune denominatore. Proprio nel contesto televisivo di contemporaneo e nell’era del predominio delle piattaforme in streaming che tolgono potere alla tv tradizionale, è meglio focalizzarsi e capire quanto la "storia vera" sia (quasi) una componente necessaria e sufficiente per il successo della serie stessa. Per questo abbiamo selezionato 5 serie tv di genere che, ispirate a fatti realmente accaduti, hanno disegnato il nuovo corso della tv anni 2000.

Narcos

Come un fulmine, la serie di Narcos si è imposta in rete come una delle produzioni di Netflix più belle e intense degli ultimi anni. Il primo episodio è arrivato in streaming nel lontano 2015 diventando poi, per i prossimi tre anni, un appuntamento fisso per i fan di storie tese e asfissianti e capaci di riverberare storie di “vita vissuta” e di un tempo a noi vicino. Al centro del racconto c’è la ascesa e la discesa del "mitico" Pablo Escobar, narcotrafficante della Colombia, e della dilagante diffusione della cocaina tra Stati Uniti e Europa nel corso degli anni ’80. Un racconto audace, schietto e sincero che miscela i fatti di cronaca del periodo con la pura fiction. Il risultato è una serie tv in bilico tra realtà e finzione, tra storia e mito. Un tale successo che lo show è durato ben tre anni, andando ben oltre la morte di Escobar e raccontando anche la nascita del cartello di Kali. Sulle polveri di Narcos è nato – nel 2018 – uno spin-off ambientato in Messico che inscena la lotta della DEA per fermare il cartello di Guadalajara.

Painkiller

Per settimane è rimasta nella top ten delle serie più viste di Netflix, accendendo un dibattito molto interessante sulle ombre nere che si aggirano intorno alle case farmaceutiche del nord America. Ispirato a un articolo – scandalo che è stato pubblicato sul New Yorker, Painkiller si concentra sulla “crisi degli oppioidi” e in particolare sull’ascesa della Purdue Pharma, società familiare che da generazioni si interessa di farmici distribuiti a livello internazionale, e che nel corso degli anni ’80 e ’90 ha prodotto l’OxyContin. Il farmaco ha innescato una vera e propria epidemia silente negli Stati Uniti, e le indagini hanno portato a galla tutti i malaffari della famiglia Sackler, definita dai media come la "famiglia più malvagia d’America" che ha giocato con la vita delle persone pur di mantenere il suo status quo. La serie è arrivata nell’agosto del 2023 e a più di tre mesi dal debutto racimola ancora un consenso dopo l’altro.

Dahmer

Dopo il grande successo di American Horror Story – e tante altre serie tv – Ryan Murphy ha continuato a raccontare tutte le incongruenze del mondo in cui viviamo e lo ha fatto attraverso la storia di Jeffrey Dahmer, miniserie da 10 episodi, disponibile su Netflix dal settembre del 2022. Il titolo fa riferimento alla storia umana e giudiziaria del serial killer di Millwaukee che, tra gli anni ’80 e ’90, viene accusato di essere un cannibale. Nel suo appartamento furono trovato numerose ossa umane che il killer avrebbe smembrato e ingerito. Evan Peters, attore feticcio di Murphy, ha interpretato il “leggendario” Dahamer, riuscendo a far trasparire luci e ombre di un uomo mentalmente disturbato che non riesce a resistere alle sue pulsioni. Una serie di così grande successo che è stata confermata per una seconda stagione (con cast e storia diversa). Un successo, però, che non è stato esente da critiche feroci, dato che la serie è stata attaccata perché ha umanizzato il lato oscuro di un killer spietato.

Chernobyl

Nel 2019 ha vinto ben tre Emmy Awards, tra cui uno come Miglior Miniserie. E ancora tre Golden Globe e due Satellite Awards. In pochi avrebbero scommesso su Chernobyl, invece, la miniserie della HBO disponibile in Italia su Sky e Now, è diventata un verso e proprio caso televisivo. Il titolo fa riferimento al disastro nucleare che nel 1986 ha interessato la città di Chernobyl e tutto il resto dell’Europa, rivelando cosa è successo all’interno della centrale nucleare, focalizzando l’attenzione su 5 personaggi e altrettanti eroi che sono morti a causa delle radiazioni. Una serie di ottima fattura, cruda e realistica che non regala sconti a nessuno. Negli Usa è stata vista da quasi 12 milioni di telespettatori e in Italia è stato il miglior debutto per una serie su Sky.

Mindhunter

Una serie dal destino infelice ma che ha cambiato, per sempre, il genere crime. Creata nel 2017 da Joe Penhall e prodotta, tra l’altro, da David Fincher, lo show di Netflix che è stato prodotto solo per due stagioni, si rifà alla storia vera di Holden Ford e del primo uomo che ha tentato di studiare la mente di un serial Killer per sperimentare un nuovo metodo d’indagine, basati su principi della psicologia uniti alle indagini di laboratorio.

Ispirata, poi, al libro di Mindhunter, la serie a causa di alti costi di produzione non ha avuto il rinnovo per una terza stagione ma, lo stesso, è rimasta nel cuore del pubblico.

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