Serravalle L’autostrada dei veleni tra inchieste, scalate e guerre tra i Palazzi

Milano-Serravalle è la società che gestisce le tre tangenziali milanesi e l’autostrada A7 fino a Serravalle Scrivia. Ma anche uno dei nervi più scoperti della politica in città. All’ex presidente della Provincia Ombretta Colli nel 2003 costò un’indagine per abuso d’ufficio e corruzione (tutto archiviato) e rapporti tesi con l’allora sindaco Gabriele Albertini. Un conflitto fra Comune e Provincia diventato ancora più aspro con l’arrivo di Filippo Penati. La contesa sui pacchetti azionari, con Palazzo Marino che possiede il 18,6 per cento e un patto di sindacato con la Provincia andato in frantumi quando Penati decise la scalata. Il cavallo di Troia fu Asam, la holding delle partecipazioni infrastrutturali della Provincia (Serravalle, Pedemontana, Sea, Tem). Per qualcuno un carrozzone superindebitato con le banche. Soprattutto dopo che, il 29 luglio 2005, Penati comprò il 15 per cento delle azioni dall’imprenditore Marcellino Gavio, facendosi prestare 238 milioni di euro da Banca Intesa. L’ho fatto per evitare la scalata dei privati, disse allora Penati che portò nel portafoglio di Asam il 52,901 per cento delle azioni. Un controllo totale che, accusa da allora Albertini, la Provincia già aveva grazie al patto di sindacato con il Comune. Un contenzioso si aprì sul prezzo delle azioni.

Penati pagò 8,831 euro, mentre i periti del tribunale stabilirono che ne valevano solo 6,58. Extracosto stimato 60 milioni, con Gavio che ne incassò 176 e proprio in quei giorni ne mise 50 nella cordata Unipol con cui Consorte tentò la scalata alla Bnl.

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