Caro Direttore,
nell'articolo «La Rai spende 70 mila euro per l'ultima cena del governo», si presenta in modo del tutto distorto un'iniziativa che rientra nella normale strategia di promozione di un prodotto che oltre alla fruizione televisiva ha anche fini commerciali, come è il film-documentario «In fabbrica».
Non si tratta poi in alcun modo di una «maxicena d'addio per Prodi», perché gli inviti, visto il tema del film, sono stati rivolti a tutto il mondo politico e istituzionale così come a quello del sindacato, dell'imprenditoria e del cinema. E sicuramente non c'è alcun «tappeto rosso».
L'iniziativa, che è stata avviata nel mese di novembre e che è pienamente nello spirito del servizio pubblico, ha l'obiettivo di lanciare un'opera di grande valore artistico, premiata al Festival del cinema di Torino e che tratta un tema di grande attualità, quello del lavoro, visto attraverso la sua trasformazione dagli anni '50 ad oggi, con la voce dei suoi protagonisti e l'utilizzo del patrimonio delle Teche Rai.
Questa formula di promozione, tra l'altro, presenta costi di gran lunga inferiori rispetto al normale lancio di un prodotto cinematografico, come sanno tutti gli esperti del settore. Appaiono dunque fuori luogo i toni «scandalistici» dell'articolo per la presentazione di un'opera d'autore di cui la Rai può giustamente andare orgogliosa.
Giuseppe Nava
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