Sette racconti per i 15 anni della «Lirus»

Claudio De Carli

Sette racconti in libreria, sette storie minimaliste, o chiamatele come volete se gli autori si offendono, che parlano di quell’ora o quel pomeriggio che nasce e muore dentro a quei posti dove si vendono libri: «Perché i libri si comprano dai librai come il pane si compra dal fornaio che resta sveglio tutta la notte, sa cos’è la farina, sa cos’è il lievito e sa come impastarli», scrive Gianni Biondillo.
Sono storie che nascono tutte per celebrare i quindici anni, anzi i tre lustri, della libreria Lirus, un’oasi aperta dalle nove del mattino alle otto di sera che rende una strada caotica, terziaria e faticosa come via Vitruvio, un po’ più gradevole. Ogni quindici pagine una storia nuova scritta in un modo diverso ma impastata come le altre di quell’odore e quella solitudine che spesso il libraio spezza, e qui esce l’artista e la sua capacità di intervenire senza esserci, una presenza discreta fino al punto di lasciarti uscire senza un acquisto, se questo serve a farsi un nuovo cliente.

Perché il libraio, oltre a circondarsi di una serie di oggetti che neppure al ladro quando entra in casa viene in mente di rubare, fa un’altra cosa altrettanto riprovevole: legge i libri. Fatto gravissimo, siamo tutti d’accordo. Ma lui sa farsi accettare: il cliente lo coccola, lo fidelizza, se lo merita, non è il commesso che deve vendere a ogni costo. Consiglia viaggi lisergici tutti legalizzati, diventa il confessore, quello che sa tutto di ognuno, entra un cliente e gli abbina un titolo e un autore, si presenta con un libro, lo fa scivolare nelle mani del potenziale acquirente e si allontana per gustarsi la scena da un angolo della sua libreria, spiare e aumentare il suo bottino di conoscenze.


Dunque alla Lirus ci sono i due proprietari e le 176 pagine di «In libreria» (176 pagine, 12 euro), sono in realtà il tributo che i fedeli affiliati alla setta del libro di via Vitruvio, gli tributano: la strana coppia, spiega uno degli autori, che deve giostrare fra un resoconto di Gino Strada e un libro di Buttafuoco, una instant guide del Pali e Dispari e la Smemoranda, tutti serviti con impeccabile aplomb dopo averli selezionati fra i quarantamila che ogni anno escono freschi di stampa. Il contrappasso naturale dell’industria culturale li costringe a vendere di tutto, paccottaglia e rare meraviglie, qualche chicca e numerose porcate. E per ricevere il loro appoggio serve tattica, occorre meritarseli.

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