Luciano Garibaldi, giornalista e storico, e Simonetta Garibaldi, giornalista pubblicista, sono gli autori di una concisa e vivace ricostruzione storica - scritta sotto forma di cronaca - delle tre settimane di preparativi che a Genova precedettero la fatidica notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, quando i Mille, al comando di Giuseppe Garibaldi, si imbarcarono a Quarto per la spedizione che avrebbe conquistato il Regno delle Due Sicilie e reso possibile l'unificazione italiana.
«Genova e i Mille» si intitola il libro, proprio perché la nostra città vive da protagonista quelle giornate febbrili: il Generale Garibaldi, deputato al Parlamento di Torino, vi giunge il 15 aprile per incontrarsi con il Comitato per la Spedizione in Sicilia, che ha sede in casa del medico e fedele collaboratore Agostino Bertani, in via Nuovissima. Sono pronti a partire i Carabinieri genovesi, al comando di Antonio Mosto: trentacinque uomini tra commercianti, professionisti, nobili ed artisti, tutti tiratori scelti e proprietari di una moderna carabina ciascuno. Stefano Canzio, uno dei Carabinieri, diventerà genero di Garibaldi.
L'Eroe, che non vuole arrendersi al dolore per la perdita della sua Nizza, strategicamente ceduta da Cavour con la Savoia ai francesi di Napoleone III, esiterà fino all'ultimo tra la prospettiva di partire per la Sicilia e quella di invadere la Costa Azzurra con una spedizione militare. Sarà ospite a Villa Spinola, nelle vicinanze della scogliera di Quarto, dell'amico garibaldino Augusto Vecchi.
Tra entusiasmi patriottici e timori, tra l'incalzare degli eventi (come la rivolta in Sicilia) e la necessità di agire con prudenza per non destare i sospetti delle potenze straniere, tra contrattempi, ritardi e circostanze fortunate, ma con il decisivo appoggio di Torino che ufficialmente deve apparire all'oscuro di tutto, si giungerà infine alla partenza del «Piemonte» e del «Lombardo».
Nell'interessante capitolo dedicato ai rapporti tra Garibaldi e la stampa europea si legge tra l'altro che Alexandre Dumas jr. sostiene l'impresa garibaldina come inviato speciale francese, mentre il favore del quotidiano di Ginevra «L'Espérance» è garantito da un vero e proprio contratto di 60mila franchi dell'epoca, corrispondenti a circa 600mila euro di oggi.
L'atmosfera incandescente di quelle giornate rivive anche attraverso due capitoli delle «Memorie» del Generale, mentre un'appendice fotografica di 833 ritratti ci fa conoscere nomi e volti dei garibaldini, alcuni gentiluomini, altri gente semplice, qualcuno in divisa con decorazioni e medaglie, molti con barba e baffi o cappelli di varie fogge, secondo la moda del tempo. La prefazione è scritta da Mimmo Angeli, Direttore del «Corriere Mercantile», quotidiano che nel 1960, per il primo centenario dell'impresa, pubblicò a puntate una precedente versione di questa cronaca.
Luciano Garibaldi e Simonetta Garibaldi, «Genova e i Mille. Giorno per giorno, ora per ora, la cronaca degli eventi che gli italiani di allora non ebbero modo di leggere sui loro giornali», De Ferrari Editore, pagg. 96, Euro 7,50.
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