Francesca Amè
Andiamoci a rileggere i classici: Omero, Cervantes, London, Gogol hanno molto da dire sulle vicende di ordinaria attualità. Una prova? Aprite, anzi sfogliate, il volume di Siegmund Ginzberg: Sfogliature. Scoop nascosti nei classici, edito da Johan & Levi: c'è da divertirsi, e da imparare. Seguendo l'adagio di Italo Calvino per cui «un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire», Ginzberg commenta i fatti di attualità con un richiamo agli autori passati: le vicende dell'Iliade, guerra senza buoni e cattivi, somiglia molto a certi tormentati scenari in Medioriente, L'uomo senza qualità di Musil riecheggia il relativismo della nostra epoca e le periferie descritte da Jack London sembrano proprio le banlieue parigine a fuoco e fiamme. Penna storica dell'Unità - di cui è stato inviato in mezzo mondo, Iran e Cina comprese - prestata poi al Foglio di Giuliano Ferrara, Siegmund Ginzberg spiega: «Credo di essermi inventato un nuovo genere giornalistico. Il libro è opera di un cronista, non di un critico letterario: invito a non prenderlo troppo sul serio». Ginzberg, classe 1948, nato a Istambul da madre ebrea sefardita e padre ashkenazita, ora è di stanza a Roma (con tanto di enorme biblioteca): con dedizione e passione ha studiato i grandi classici della letteratura e, per così dire, li ha interpellati sulle nostre vicende. Il risultato? Articoli «che sono il frutto di settimane di lavoro», ora raccolti in un libro acuto e mai serioso. «Lo immagino come un volume da portare in spiaggia, da leggere nei ritagli di tempo», commenta. Il volume è un'antologia di alcuni articoli pubblicati il sabato sul Foglio. «Quando chiuse lUnità Ferrara mi invitò a collaborare al Foglio: scrivevo di argomenti non frequentati dagli altri giornali - ha ammesso lautore - la prima sfogliatura fu pubblicata il 22 ottobre 2001: tutti parlavano di Osama Bin Laden e io feci un pezzo su un altro Osama, un poeta siriano del dodicesimo secolo. Fu l'inizio di tante analogie evocative che continuano ancor oggi».
Una scelta coraggiosa. «Devo a Ferrara la generosità di dedicare ampio spazio a questi articoli e di trasformarli in un'abitudine per il lettore del sabato. La risposta del pubblico non è mancata: quel giorno il Foglio vende il doppio.
«Non so se la gente le legga da capo a fondo - ha aggiunto Ginzberg - certo qualcuno le conserva. L'idea di raccoglierle in un libro è stata di Alfredo de Marzio, un uomo straordinario a cui il volume è dedicato (De Marzio, già presidente dell'Enichem in America, presidente della Triennale e fondatore, con Giovanna Forlarelli, di Johan & Levi, è mancato a gennaio)». La sua sfogliatura preferita? «Sancio che non è fanatico: è ispirata a una definizione ironica sul premier spagnolo Zapatero, chiamato il Sancio Panza di Chirac. Nell'articolo dimostro che lo scudiero non è una macchietta, ma un vero co-protagonista del romanzo di Cervantes (e infatti Il Foglio titola: «Non date del Sancio Panza a cuor leggero» il 4 maggio 2004). La più godibile? «Senza dubbio Il talk show infinito: Bouvard e Pécuchet di Gustave Flaubert sembrano proprio Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni che si punzecchiano a Otto e mezzo». Quella che incarna i nostri tempi?
«Sono due, entrambe dedicate al Gargantua e Pantagruel di Rabelais: scorpacciate ed eccessi con descrizioni profetiche sulle partite di calcio».
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