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Lo sfogo di Carraro: «Ci vorranno anni per uscirne puliti»

Il presidente dimissionario della Federcalcio scarica Moggi «arrogante uomo di potere» e si difende: «Mai nascosto nulla, ho fatto un passo indietro ma sono onesto»

Lo sfogo di Carraro: «Ci vorranno anni per uscirne puliti»

Felice Manti

da Milano

L’arringa difensiva è durata mezz’ora, davanti alle telecamere di Raitre. Franco Carraro, presidente dimissionario della Figc, ha praticamente scaricato Luciano Moggi e il suo ex vice Innocenzo Mazzini, e ha cercato di chiamarsi fuori da un ciclone senza precedenti. «Nella mia vita ho subito tantissime indagini come ministro, come sindaco e come presidente del Coni. E sono sempre stato prosciolto da tutte le accuse. Penso e spero che sarà la stessa cosa anche questa volta».
L’autodifesa. «Non ho tenuto nel cassetto le carte neanche un secondo», è stata la prima risposta di Carraro davanti a una agguerrita Lucia Annunziata che lo aveva «accusato» di aver nascosto lo scandalo. «Anche se ci vorranno anni per uscirne puliti».
Le dimissioni dalla Figc. Ho provato e provo «umiliazione e vergogna». E per questo «ho deciso di fare un passo indietro, spiega, in anticipo rispetto alla “staffetta” con Giancarlo Abete, programmata per fine 2006». «Ho capito subito la gravità della situazione, e che non fosse gestibile, vista anche la reazione fortissima dell’opinione pubblica. Qualcuno ha detto “è giusto che si azzeri tutto” e come presidente federale, anche se mi considero una persona onesta, avevo una responsabilità oggettiva».
Il ruolo dell’ex vice Mazzini. Carraro ha preso le distanze dal suo ex vice Innocenzo Mazzini, il cui nome è finito nelle intercettazioni telefoniche. «Il presidente e i vicepresidenti vengono eletti separatamente. Mazzini tra l’altro viveva a Firenze. Non sono io responsabile della sua elezione. Sono rimasto basito quando ho visto determinate cose... ».
Il caso Paparesta. «Sono ogni giorno più addolorato per i tifosi, per il calcio dilettantistico e per i 24mila arbitri che vedono che il loro rappresentante non potrà andare ai mondiali». Una stoccata a Gianluca Paparesta, «venuto fortemente meno ai suoi doveri. Paparesta doveva denunciare tutto. Ho sentito che si è difeso dicendo “se avessi denunciato non avrei più arbitrato”. Come fa a dire una cosa del genere?».
Mondiale 2006 e nazionale. Il binomio arbitri-mondiale racchiude in sé le angosce per il presente e il futuro del calcio. Dopo la bacchettata a Paparesta Carraro non ha infierito sul portiere di Juve e nazionale Gianluigi Buffon, coinvolto in un giro di scommesse illecite, e per quanto riguarda il mondiale in Germania l’augurio dell’ex dirigente agli azzurri è che «le pressioni sulla squadra non siano tali da condizionare il risultato». Molto dipenderà anche dal ct Marcello Lippi che, secondo Carraro «ha preso una posizione molto coraggiosa e molto incoraggiante anche per noi tifosi: non creiamoci alibi per quello che è successo».
Moggi e la Gea. Dunque un passo indietro necessario per aiutare a fare chiarezza, evitando possibili conflitti d’interesse, che però ci sono sempre. «L’importante è avere la cautela di evitare decisioni in cui ci sono tali conflitti. Io sono stato l’unica persona a chiedere di esaminare il caso Gea. E un anno dopo l’indagine si è conclusa con l’archiviazione». Già, la Gea, l’associazione di procuratori, molti dei quali «figli d’arte», da Moggi jr a De Mita, nel mirino della magistratura. Sul padre più illustre, quel Luciano Moggi personaggio chiave delle intercettazioni, Carraro prima sembra glissare, poi affonda: «A volte nelle trasmissioni televisive sembrava lui il conduttore, era compiaciuto di essere trattato come un uomo di potere. La cosa più triste è il senso di arroganza e impunità».
Uno scudetto virtuale. Qualche ora dopo sarebbe andata in scena l’ultima giornata di campionato, e uno scudetto «virtuale» da assegnare comunque: «Il campionato finisce oggi. A chi lo vincerà verrà provvisoriamente assegnato lo scudetto. Dopo di che le indagini della giustizia sportiva porteranno a delle conclusioni».
Il precedente del 1980. L’augurio di Carraro è che si faccia giustizia, sperando che non si ripeta quanto è accaduto nel primo scandalo dell’80, quando prima scattarono le squalifiche, poi la giustizia ordinaria assolse tutti. «Con il clima che si è creato attorno al calcio mi domando cosa succederebbe che si ripetesse quanto accaduto allora».
Il compito della politica. «La politica deve intervenire dopo, non è un ministro che può gestire questa crisi, deve essere un commissario federale», ha risposto Carraro alla domanda di Lucia Annunziata («il prossimo ministro dei Beni culturali, forse Francesco Rutelli, dovrà intervenire sullo scandalo del calcio?»). «Rutelli è una persona intelligente, però i toto non mi appartengono.

E poi ricordo che il ministro ha la vigilanza sul Coni, ma chi controlla il calcio è il Coni stesso».

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