Guadagnano altri 145 giorni. Sono gli autonomi del Leoncacallo che ieri hanno ottenuto un nuovo rinvio dello sfratto al 18 ottobre. Sperando, naturalmente, che la Provincia trovi «al più presto una soluzione» chiosa Daniele Farina. Possibilità che, giuridicamente, si declina in «una forma di rapporto di comodato duso con la proprietà» perché «possano continuare le attività culturali svolte allinterno del centro sociale».
Valutazione che, non è un mistero, è condivisa dal presidente della Provincia Filippo Penati: «Le attività culturali del Leonka coinvolgono i giovani, che trovano un punto di ritrovo alternativo». Presa datto di una «evoluzione positiva» premiata con tanto di medaglietta e pergamena del premio Isimbardi che tenta di cancellare con un colpo di spugna il passato, quello contrassegnato dalla militanza violenza e dal pericolo antagonista. Scelta politica, quella dellamministrazione provinciale, che però - dopo un paio di tavoli - ancora non si è concretizzata in una proposta né alla proprietà di via Watteau - la società lOrologio - né allaltro interlocutore che è il Comune di Milano. «Siamo sempre in attesa che i nuovi amici dei leoncavallini mettano nero su bianco le proposte. Che, sia chiaro, non possono però prevedere un esborso economico da parte di questamministrazione» fanno sapere dagli uffici dellassessorato ai Giovani. Leit motiv di chi non cambia di una virgola la propria idea sullaspetto economico. E questo significa che i leoncavallini debbono mettere mano alla cassa, sta a loro cioè far quadrare i conti per regolarizzare il centro sociale, senza poter aver sconti da parte della proprietà di quellex stamperia occupata dal 1994.
Impresa non facile che rischia di aprire nuove polemiche nella stessa maggioranza della Provincia, dove cè chi reclama maggior rigore sullappoggio ai centri sociali che sarebbe il prezzo pagato da Penati ai suoi supporter.
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