Sgomberate le rane dall’ex area Falck

Tra rospi smeraldini, raganelle e pesci, ripescati 1500 animali

Matthias Pfaender

Sfratto forzato per i residenti abusivi dell’ex stabilimento Trai-Falck di Sesto San Giovanni. I capannoni da dove, fino agli inizi degli anni Settanta, uscivano più di un milione di tonnellate d’acciaio l'anno, e dove 16mila fra operai e impiegati animavano quella che veniva chiamata la piccola Stalingrado d'Italia, sono stati eletti a dimora, negli anni dell’abbandono dell’area, da rane. Ma il progetto di rinascita di quei sparsi resti di archeologia industriale, così come lo ha progettato Renzo Piano, richiede lo sgombero degli insoliti inquilini anfibi.
Dalla mattina di ieri sono iniziate infatti le operazioni di recupero dei numerosi rospi smeraldini, delle raganelle e dei pesci d’acqua dolce che avevano nidificato all’interno delle vasche di decantazione dei fanghi.
Ad assistere alle operazioni, un testimone d’eccezione: il regista Ermanno Olmi, impegnato nella produzione di un film sulla trasformazione delle aree ex Falck. «Il capitolo fondamentale - ha commentato Olmi - è il risanamento del territorio e questo salvataggio è un momento significativo. In questa avventura, prima di pensare al cemento, bisogna pensare a ritrovare le condizioni primigenie in cui l’uomo viva in armonia con la natura».


L’azione di ripescaggio è svolta dalla polizia provinciale, dai volontari della Lega anti-caccia e dalle Gev (guardie ecologiche volontarie) del Parco Nord, con l’aiuto del personale di sorveglianza delle aree di proprietà del gruppo Zunino. La colonia di rane, rospi e pesci sarà trasportata al Parco Nord.

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