Sharon Stone e lo scrittore barbone

Sesso, drink, e manoscritti. Un cocktail-bomba, specie se si esagera con la componente di spinta autodistruttiva. Sharon Stone torna a sedurre nei panni della perversa autrice di bestseller Catherine Tramell in un sequel (Basic Instinct 2) avaro di brividi e tensione psicologica. Per la sexy scrittrice affetta da sindrome di dipendenza da rischio è tempo di sottoporsi a nuove perizie mediche. «Il guaio della psicanalisi? - flauta la Tramell - troppe regole e niente sesso». A valutare se la fatale romanziera sia davvero, come pensa l’ispettore capo della polizia, una pericolosa mantide da rinchiudere ci penserà il dottor Glass (David Morrisey), psichiatra con qualche scheletro nell’armadio. Dirige la pellicola lo scozzese Michael Caton-Jones. Nel cast anche Charlotte Rampling e David Thewlis.
«Tutto quello che un uomo ha è il suo tempo», «Una poesia è una città, una nazione, il mondo». Sono alcuni degli aforismi che inchiodano Charles Bukowski al suo alter ego Henry Chinaski in Factotum di Bent Hamer ispirato al periodo di formazione dello scrittore. Vagabondaggi dell’anima, lavori precari, sbronze consapevoli, solitudine, e folli passioni in cui la voglia di scrivere superava tutto. Il film, interpretato da Matt Dillon, racconta il travaglio di un uomo pronto a inseguire il suo sogno d’artista on the road con sincerità e coerenza. (Quattro Fontane, Greenwich, Eden, Maestoso, Tibur, Ugc Ciné Cité).
Atmosfere da thriller sovrannaturale per uno soggetto seducente e inquietante. È Due volte lei, film dagli echi bergmaniani diretto da Dominik Moll e interpretato da Laurent Lucas, Charlotte Gainsbourg, Charlotte Rampling e André Dussollier.

La pellicola si sviluppa nella zona d’ombra tra sogno e realtà, in un attraente viaggio nell’inconscio in grado di sovvertire l’ordine di vite apparentemente solide (Alcazar, Mignon).
Misteri, mafia, omertà. Il fantasma di Corleone, il documentario di Marco Amenta, è costruito a metà tra il film d’inchiesta e la fiction, ispirato alla figura di Bernardo Provenzano.

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