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Si avvicina la resa dei conti in casa socialista

Si avvicina la resa dei conti in casa socialista

Parigi - In Francia esiste un annuario in due volumi, che riunisce nomi, foto e biografie di tutti i deputati, senatori, ministri e amministratori locali. Quella bibbia del potere porta un nome serissimo per i francesi, ma carico d'ironia per gli italiani: «Trombinoscope» («trombine» significa «faccia»). Il Trombinoscope organizza all'inizio di ogni anno un premio per designare i personaggi francesi ed europei che più si sono distinti nell'esercizio del loro ruolo istituzionale. Di solito c'è maretta e non mancano aspre discussioni nell'ambito della giuria, ma per il premio dell'uomo dell'anno 2004 non c'è stata l'ombra di una disputa: tutti hanno votato per il segretario del Partito socialista (Ps) François Hollande, reduce da una serie di successi.
Hollande, nato nell'agosto 1954, aveva risollevato le sorti del proprio partito dopo la terribile batosta delle presidenziali del 2002, quando il socialista Lionel Jospin, primo ministro uscente, non era riuscito neppure a qualificarsi per il ballottaggio. Il 2004 ha visto il trionfo dei socialisti alle elezioni regionali (20 delle 22 regioni sono guidate dal Ps) e la replica alle europee (29 per cento al Ps). A quel punto la partita per l'Eliseo sembrava volgere dalla parte dei socialisti e in molti (compreso l'interessato) hanno previsto una candidatura di Hollande. Il problema è che i due uomini forti del Ps - l'ex primo ministro Laurent Fabius e l'ex ministro dell'Economia Dominique Strauss-Kahn - volevano ciascuno per sé il posto di candidato presidenziale. Così è cominciato il suicidio del Ps.
Per destabilizzare e affondare Hollande, nella primavera 2005, Fabius si è schierato contro la scelta europeista del suo partito e ha fatto propaganda per il no in vista del referendum sulla ratifica del trattato costituzionale. Il no ha vinto e il partito è stato effettivamente destabilizzato, ma la vendetta di Hollande contro Fabius è stata altrettanto efficace: lanciare la candidatura della sua compagna Ségolène Royal alla presidenza della Repubblica. Per tutto il 2006 l'astro Ségolène sembrava inarrestabile. Ecco Fabius e Strauss-Kahn cercare di fermarlo presentando le proprie candidature all'Eliseo ed ecco la scelta di realizzare primarie dall'esito aperto, fondate su un vero scontro tra i candidati. Primarie che i francesi hanno potuto seguire in diretta perché varie reti televisive hanno trasmesso tre dibattiti (talvolta aspri) tra la Royal, Fabius e Strauss-Kahn. Alla fine la Royal ha vinto, ma il clima al vertice del Ps si era fatto velenoso.
Le primarie socialiste del 16 novembre 2006 sono avvenute in condizioni un po' particolari. Hollande aveva condotto una campagna di «tesseramenti facili» (a prezzo ridotto e anche via internet), sconvolgendo così i vecchi equilibri interni. Sono stati i nuovi membri a consentire alla Royal di stravincere le primarie in seno al suo partito. Dopo la vittoria, Ségolène ha ignorato i suoi due ex rivali. Non ha neppure telefonato loro per sollecitare l'unità del partito in vista delle presidenziali. Questo atteggiamento sprezzante della candidata è finito solo alla metà di gennaio, quando di colpo i sondaggi hanno smesso d'esserle favorevoli e hanno cominciato ad accreditare l'ipotesi di un successo di Nicolas Sarkozy nella corsa all'Eliseo. La svolta conciliante della Royal è stata però tardiva e adesso il Ps e la sinistra francese pagano il prezzo di una serie di vendette e soprattutto della mancanza di una vera svolta politica nel senso del rinnovamento.
Domenica sera, all'annuncio della sconfitta della Royal, quest'ultima si è precipitata davanti alle telecamere per impedire ai contestatori di esprimersi per primi. Malgrado ciò Strauss-Kahn ha detto che molte cose devono cambiare in seno al partito e ieri anche Fabius ha espresso il proprio malumore.

Hollande ha replicato che non tollererà «un regolamento di conti», ma la prova di forza è aperta tra la Royal, decisa a diventare la leader del partito, e i principali capicorrente, che vogliono ridimensionarla e che sono disposti ad aspettare fino alle elezioni di giugno per il rinnovo dell'Assemblea nazionale. Poi nessuno potrà fermare la loro ira anti-Ségolène.

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