«Come si chiamano i miei tre figli? Rivo, Luzio e Nario»

Caro direttore
pare siano in aumento le Noemi tra le nuove nate. Che dire? Trovo la cosa imbarazzante e non casuale. Non è la prima volta che subisce un aumento/impennata la scelta di nomi di personaggi in quel momento al centro delle cronache. Verrebbe da chiedersi come vivrebbero i genitori gli sfottò che di sicuro i loro figli subiranno da piccoli, per un nome così insolito, da parte dei compagni e se ci abbiano almeno pensato. Facile fare gli antitradizionalisti sulle spalle altrui...

Che ci vuole fare, cara Ilaria? Niente di nuovo: c’è stato un tempo in cui i figli venivano chiamati «Sandokan» e «Sue Ellen», e non si esitava ad arrampicarsi sulle vette cartoons con pericolosi «Lupo Alberto» o «Gatto Silvestro». Adesso va di moda «Noemi», ma vedrà che passerà in fretta: di questi tempi si consuma tutto rapidamente, anche le mode sballate se ne vanno in un attimo. Piuttosto, attenta al rischio che qualcuno non s’inventi «D’Addario» come nome di battesimo, trovando magari «Patrizia» un po’ troppo normale. O meglio, tradizionale. Il fatto è che ci sono genitori buontemponi che vogliono distinguersi a tutti i costi: sull’elenco telefonico si possono trovare esempi memorabili come Peter Pan, Kevin Costa, Natale Motta (panettone o pandoro?), Bianca Neve, Dante Alighieri, Virna Lixi, Launo Bianca e James Bondi. Ora, che cosa spinga i genitori che fanno di cognome Pan a dare al loro figlio il nome Peter o quelli con cognome Neve a scegliere per loro figlia il nome Bianca, è difficile da capire. Un ragazzino che si chiama Dante Alighieri, per esempio, è marchiato a vita: e se poi a scuola non è bravo in italiano? E se James Bondi viene su un po’ cicciotto e con gli occhiali spessi? Nel 2002 un bimbo è stato battezzato Varenne come il cavallo. Un bimbo sardo ha avuto nome Piovi (nome scelto dal calendario nel giorno di San Pio VI). Un padre appassionato di film western ha chiamato i suoi figli Trinità e Yankee. Un altro, molto religioso, ha scelto invece Pafispi (PAdre, FIgli e SPIrito santo). Sempre meglio di quell’altro padre che ha avuto tre figli e li ha chiamati: Rivo, Luzio e Nario. Bisogna dire che il cattivo esempio lo danno spesso i vip: Jaki Elkann ha chiamato i suoi figli «Leone» e «Oceano», Zucchero ha scelto «Adelmo Blue», i coniugi Beckham «Brooklyn», La Russa «Geronimo» e «Cochis», Totti «Chanel», Gwyneth Paltrow «Apple» e Bob Geldof «Peaches». Mela e Pesche, ma vi pare? Se si prende l’albero genealogico degli Agnelli si trovano nelle ultime generazioni, oltre ai citati «Leone» e «Oceano», «Baya», «Marcantonio», «Xenia» e anche un «Brando Brandolini». Si capisce che l’operaio poi non s’accontenta più del vetusto «Giuseppe» o del normalissimo «Marco». E così scatena la fantasia. Solo che la fantasia produce effetti devastanti come dimostrano i noti ma mai troppo deprecati casi (documentati anch’essi dalla guida telefonica) di Sasso Lino, Cocci Nella, Pepe Rina, Eri Fortunato, Tromba Daria, Camera Daria, Sarai Felice (con il suo parente Sarai Primo), Campo Santo, Allegro Rosario, Manno Assunta, Domenica D’Agosto, Sabato Giocondo, Sabato Malinconico, Foresta Selvaggia, Pino Silvestre, Pagella Scolastica, Lasagna Emiliana, Fiocco Rosa, Chiappa Rosa, Monte Rosa, Pizza Margherita, Franco Forte, Russo Felice e Costa Smeralda.

E qui mi fermo, per carità onomastica, ma dopo aver citato i due nomi che riassumono i sentimenti di chi si trova a dover commentare fatti così: Santa Pazienza e Pirla Abbondanza. Vi giuro che anch’essi esistono davvero.

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