Controcorrente

"Si litiga, ma valori comuni aiutano. E un figlio ti dà nuovi obiettivi"

L'ex presidente di Transparency ha fondato con il consorte un gruppo d'imprese: «Scegliamo insieme fornitori e impiegati»

«Io e mio marito? Ovvio, ci sono stati dei momenti in cui avevamo idee diverse. Ma a tenerci insieme è stata soprattutto una cosa: i valori comuni». Maria Teresa Brassiolo Anderlini è stata per più di 15 anni la presidente italiana di Transparency International, nel 2012 ha promosso il premio Giorgio Ambrosoli, di cui è ancora oggi vicepresidente. Ma soprattutto, da più di 30 anni, gestisce con il marito un gruppo di aziende attive nel settore della meccanica e della carta con sede a Settimo milanese e un giro d'affari (indotto compreso) di una cinquantina di milioni. Una carriera a prima vista sorprendente visti gli studi di interpretariato in Svizzera. «Negli anni Cinquanta in Italia corsi come quelli che ho seguito io non c'erano», racconta. «Ho studiato dal tedesco al francese, dall'inglese al russo. Poi ho fatto anche economia internazionale, tra i miei maestri c'è stato Ludwig Erhard, l'ex cancelliere, il papà del miracolo tedesco».

Una volta tornata nella Penisola, la giovane Maria Teresa, figlia di un impiegato dell'azienda di trasporto pubblico torinese, sfrutta la sua competenza linguistica e inizia a occuparsi di export. E fa carriera alla svelta: a metà degli anni Settanta è già la numero uno di un'azienda nel settore riscaldamento e condizionamento. «Nel 1983 ho fondato la Sapii: avevamo molti clienti all'estero, allora l'Italia era uno dei poli dell'industria degli elettrodomestici, e ci occupavamo di trasferimento di competenze tecnologiche. Mio marito è arrivato dopo». Giuseppe Anderlini lavora nel settore della carta, è un manager. Insieme i due coniugi decidono di affiancare all'attività nel settore meccanico anche il comparto cartario. «Ognuno ha poi mantenuto le sue competenze, lui è sempre stato orientato alle vendite, anche se anch'io me ne sono occupata molto». Tra i momenti di maggiore tensione la decisione di fondare una nuova società, Biopap. «È stato un processo complicato. Ma, come le dicevo, il fatto di avere in comune delle idee di fondo, ci ha aiutato molto. Un atteggiamento etico che condividevamo ci portava a scegliere naturalmente degli interlocutori di un certo tipo: fornitori, clienti, i collaboratori».

Poi, a definire la direzione di marcia dell'attività di Maria Teresa Brassiolo e del marito, è arrivato un altro elemento. «Mio figlio Michelangelo è cresciuto e ci siamo accorti che aveva doti importanti: si è laureato al Politecnico, poi in una delle Grandes Ecoles francesi. L'obiettivo è diventato quello di consegnarli delle aziende in salute». Oggi il numero del gruppo è proprio l'erede, ma Maria Teresa continua a occuparsi del business. «Biopap, l'azienda che ci è costata tanta fatica, dopo una lunga traversata nel deserto, ha iniziato a raccogliere risultati. Produce vaschette in cartone per alimenti che sostituiscono plastica e alluminio. Un tempo ci guardavano come marziani, oggi finalmente le cose marciano».

AA

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