Gli unici realmente favorevoli alla costruzione delle centrali nucleari sono i leghisti. Senza alibi del tipo: «Sono daccordo ma non qui». «Il dibattito - mette le cose in chiaro il vicepresidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli - non è se fare le centrali o no, ma su come farle. Dicendo no al nucleare non si risolve il problema. E poi la Lombardia è praticamente circondata da 19 centrali in Svizzera e in Francia che hanno la stessa pericolosità di quella di Fukushima». Insomma, la Lega fa notare che è come se avessimo il Giappone a un passo da casa. Tanto vale. Favorevole ma meno esplicito è il presidente della Regione Roberto Formigoni che chiede di far passare lallarme Giappone prima di tornare a discutere dellargomento. «Non si può decidere sullonda dellemotività». Da noi, sostiene Formigoni, non si potrebbe mai verificare una catastrofe come quella che ha colpito le centrali di Fukushima. «E per di più - aggiunge - bisogna tener presente che la centrale giapponese è stata costruita negli anni Settanta. Quella italiana, eventualmente, comincerebbe ad operare nel 2020».
Insomma, le istituzioni locali smussano i timori sulla pericolosità del nucleare ma chiedono sicurezza e nessuno si lancia in un «sì» esplicito. Formigoni, che ribadisce lautosufficienza energetica della Lombardia, è aperto al dialogo. Cauto il sindaco Moratti che tifa per la ricerca sulla fusione fredda. «Personalmente - interviene il Letizia Moratti - ritengo che la sicurezza venga al primo posto su tutto». La Moratti preferisce non intervenire pubblicamente sulle politiche industriali di A2A, la multiutility di cui il Comune di Milano è socio, molto attenta alle prospettive del nucleare in Italia. «A2A è una società quotata - ha osservato Letizia Moratti - e quindi sarebbe sbagliato anticipare decisioni che potrebbero avere riflessi sul mercato».
Il sindaco ricorda che già ai tempi del suo ministero alla Pubblica Istruzione si era impegnata a promuovere la ricerca sulla fusione fredda, da lei considerata «la risposta più sicura anche se le ricerche sono lontane da una possibile applicazione nella produzione di energia».
Dal canto suo, la Provincia di Milano dà la piena disponibilità. Ma non a ospitare una centrale nucleare, quanto a contribuire alla costruzione e alla ricerca. Già perché attorno a Milano operano numerose aziende che già oggi forniscono le centrali francesi. Da qui la proposta di realizzare una Cittadella della ricerca sul nucleare. «Lubicazione ideale - sostiene il presidente di Palazzo Isimbardi Guido Podestà - sarebbe lasse del Sempione. In questa zona operano già aziende di eccellenza nel settore della costruzione di parti per impianti energetici tradizionali, idrogeotermici e da fonti rinnovabili». Fuori discussione tuttavia la costruzione di una centrale in zona: «Lintero milanese - spiega Podestà - non può accogliere una centrale perché è troppo urbanizzato».
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