La Sicilia fa mea culpa: troppi dipendenti

Che fossero un po’ troppi, saltava all’occhio subito. Sì, perché i dipendenti regionali siciliani, quasi 21mila, sono, da soli, tanti quanti i dipendenti di tutte le regioni del Nord messe insieme, forse anche qualcuno in più. Troppi, e troppo costosi, visto che succhiano dalle casse di mamma Regione siciliana oltre un miliardo di euro, per l’esattezza 1.072.765.762,55 euro. Ma adesso il governo regionale guidato da Raffaele Lombardo (Mpa) se ne è reso conto. E in nome della battaglia anti-sprechi che è il leit-motiv della sua attività amministrativa ecco che, dopo la presa di coscienza, è pronta la dieta: la riforma della pubblica amministrazione regionale siciliana, allegata al Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) varato dalla giunta.
Meglio tardi che mai. Un’impresa titanica, quella che il governo Lombardo cercherà di portare a termine attraverso razionalizzazione di dipartimenti e aree, esodo incentivato del personale, ricorso alla mobilità. Sì, perché mastodontiche sono le cifre della burocrazia regionale siciliana, che conta un esercito di 20.989 dipendenti. Troppo. Troppo anche per le asfittiche casse della Sicilia che, allarme dell’ultima relazione della Corte dei Conti alla mano, ha un disavanzo di 2,2 miliardi di euro. Di qui la presa di coscienza della necessità di snellire una macchina burocratica a dir poco elefantiaca, che assorbe in spese fisse cifre enormi.
«Il problema – spiega l’avvocato Gaetano Armao, assessore regionale alla Presidenza, l’ideatore di questa dieta drastica – non è se l’amministrazione è grassa o magra, ma se funziona o meno. E il nostro obiettivo è di avere finalmente un’amministrazione efficiente. La semplificazione non ha come fine quello di tagliare, ma di snellire per dare servizi migliori e liberare risorse».
Un pezzo di riforma della macchina burocratica siciliana è già in itinere. È stata approvata, infatti dalla giunta e dal Parlamento siciliano la legge che riduce il numero dei dipartimenti, che passeranno dagli attuali 37 ai futuri 28. A cascata, si saranno ridotte le 670 aree e servizi e le 1.400 unità operative. E i tagli saranno drastici, visto che l’obiettivo è ridurre i numeri a metà. Tutti i numeri, compresi quelli del personale che secondo l’analisi dei fabbisogni può essere dimezzato. L’idea - sulla quale lunedì prossimo si aprirà la trattativa sindacale - è quella degli esodi incentivati e della mobilità. «La riduzione degli apparati – spiega ancora l’assessore Armao – passa per il trasferimento delle funzioni ai Comuni e alle Province. E con il passaggio in toto delle funzioni sarà affrontato anche il nodo del personale, attraverso la contrattazione con i sindacati. Pensiamo di ridurne la consistenza numerica attraverso forme di incentivazione e accompagnamento all’esodo e di mobilità». Nell’ambito della razionalizzazione anche l’abolizione di alcune strutture. «Proporrò – annuncia ancora l’assessore Armao – di abolire l’Aran (Agenzia per la rappresentazione negoziale delle pubbliche amministrazioni) siciliana, che ci costa circa tre milioni di euro e che può essere tranquillamente sostituita da quella nazionale». Altro punto qualificante della riforma in itinere, la premialità legata al merito effettivo. «È inammissibile sottolinea l’assessore Armao – continuare con i premi a pioggia. I dirigenti che raggiungeranno gli obiettivi fissati prima dell’avvio verranno premiati; chi non li raggiungerà verrà sanzionato. Bisogna eliminare anche le anomalie: non possiamo avere 80 dirigenti economisti e 508 agronomi, qualcosa non funziona, è e evidente. E va aggiustata».
Quanto si risparmierà? Metà numeri metà spesa, dovrebbe essere l’equazione.

Ma sarà davvero possibile ridurre a metà questa mastodontica organizzazione? E in che tempi? L’assessore Armao è fiducioso: «Entro fine anno tutti i disegni di legge saranno in Aula. Ragionevolmente credo che la prossima primavera sia il limite temporale ineludibile entro cui la riforma sarà già a regime».

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