«Sicuro di essere stato insultato e minacciato, non della bestemmia»

«Sicuro di essere stato insultato e minacciato, non della bestemmia»

Il sindaco che disturba la manifestazione del partito che le fa opposizione passa in secondo piano, così come la passerella dei centri sociali che assedia un banchetto (con regolare permesso della Questura) e insulta i militanti. Atti legittimi, quelli, soprattutto se si disturba una dimostrazione della Lega Nord che raccoglie firme per una petizione di sensibilizzazione verso la permanenza del crocifisso nelle scuole, quella gente «che non sa fare altro che spargere odio» tanto per citare il sindaco di Genova. Mentre la bestemmia di un simpatizzante del Carroccio quella no, non si può certo far passare: è l’atto più grave dopo una mattinata di tensioni.
Il colpevole? Andrea Grisolia, 47 anni, che non è neanche certo di aver offeso la Madonna come qualcuno gli ha imputato. Racconta al Giornale la sua vicenda, spiega quello che è accaduto in De Ferrari e non si assolve perché se quella parola di troppo è scappata «non devo certe chiedere scusa a nessuno se non a me stesso». «Ho grossi problemi di lavoro, da 13 mesi sono disoccupato: una moglie casalinga e due figli piccoli da mantenere» racconta Grisolia che è credente, praticante, ha da qualche settimana battezzato il secondo figlio e «se vuole, le so anche recitare la Messa in latino». Si potrà pensare: cosa c’entra la disoccupazione con l’offesa? L’attenuante è fornita dal contesto. Grisolia soffre di cardiopatia ischemica, fino a poco più di un anno fa lavorava regolarmente come autista ma per la sua malattia gli sono state tolte le patenti ed è rimasto a casa: da quel giorno non gli è più stata data la possibilità di lavorare e l’Inps non gli ha ancora concesso pensione di invalidità: «Venerdì giravo per i cantieri del centro città per vedere se c’era qualche occasione, anche per un lavoro saltuario. Passando per De Ferrari ho visto il banchetto della Lega ed essendo un simpatizzante ho deciso di fermarmi a dare una mano - racconta l’uomo -. Eravamo circondati dai centri sociali che continuavano ad insultarci, mi venivano vicino e urlavano “assassino”, “fascista”: a me, che tra l’altro sono un ex di sinistra». Insulti ai quali l’uomo non ha replicato continuando a distribuire volantini.
«Poi si è avvicinata una persona che ha cominciato a insultarmi e dirmi che sarei dovuto andare a lavorare. A quel punto ho reagito con uno spintone e intorno a me si è scatenato un parapiglia, attimi di agitazione, la polizia che è intervenuta con i manganelli.

Cercavo qualcuno che mi potesse dare una cardioaspirina perché per i miei disturbi, in momenti così concitati, potrei anche svenire. Non so se mi è scappata in quel momento, non me lo ricordo ma non me ne preoccupo: aiutano tutti, di me si interessano solo se bestemmio non per darmi un lavoro».

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