SienaL'inquietudine dopo la tempesta. La squadra di calcio che poteva andare in Europa se avesse eliminato il Napoli e ora dovrà pensare soltanto a non farsi risucchiare nella lotta per la retrocessione, sapendo che il domani potrebbe diventare incerto perché il Montepaschi sembra deciso a chiudere con la sponsorizzazione più onerosa del grande calcio dopo Milan e Juventus. La squadra di basket, che sognava già le finali di Istanbul, tenuta da un filo sul cratere del vulcano che si risveglia davanti alle sconfitte inattese, come quella contro l'Olympiakos della volpe Ivkovic, con la garanzia di un biennale che ancora la legherà alla banca famiglia, alla banca città, con la quasi certezza che il sesto scudetto consecutivo si può ancora vincere, pur dovendo riconoscere che se Lavrinovic è in queste condizioni allora le speranze mai soddisfatte delle sfidanti Milano e Cantù, pur fermata nel recupero di Pesaro, potrebbero avere un senso.
L'atmosfera non è di felicità, dove tutto sembrava un paradiso ora si marcia per protestare ai Banchi di sopra. Diciamo che c'è più l'aria dell'attesa per il palio dei ciuchi del 25 marzo che per le grandi feste di luglio e agosto e i cortei delle ultime settimane dicono che qualcosa scricchiola.
Sannino e i suoi calciatori sanno che Mezzaroma troverà comunque una via d'uscita anche senza la sponsorizzazione della grande mamma. Pianigiani e i suoi cestisti puntano tutto sulla partita di stasera per riaprire i giochi contro i greci, pur dovendo ammettere che le due partite al Pireo (28 e 30 marzo), in quello che non è mai stato un campo della pace e dell'amicizia, potrebbero chiudere la corsa senza la via d'uscita della bella in programma il 5 aprile a Siena in questa serie compromessa mercoledì sera nel quarto tempo senza energia, un 4-29 che è diventato condanna.
Ferdinando Minucci, l'uomo dell'eta dell'oro, quello che ha costruito la meraviglia della Siena dei 6 scudetti («lavorando duro e per 10 anni, prima delle vittorie, nessuno ci ha regalato niente») cerca ancora di essere ottimista, pur sapendo che il suo allenatore prodigio, che ha battuto quasi tutti i record del basket italiano, ha in mano una macchina meno potente di chi li sfiderà stasera e poi al Pireo.
Nella tristezza si cerca di scherzare proprio con il grande capitano-priore della contrada che unisce tutti, chiedendogli se con questa crisi alle porte non sarebbe davvero l'ora di tentare in altri posti, magari Milano. «Io sto benissimo qui e quello che vedete non è nato per caso. Economicamente siamo solidi. Il problema sarà trovare coperture per il 25% di sponsorizzazioni che perderemo. Milano? Non hanno bisogno di un provinciale come me. Certo stanno bene economicamente, ma noi vedremo di rendergli la vita sempre dura, anche se dovremo rivedere molte cose».
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