Il primo era il più semplice di tutti, rotondo, color rame, un diamantino incastonato dentro un pallone da football, con dentro inciso l'anno, 1966, e la gloria, Green Bay Packers, World Champions, campioni del mondo di football americano, cioè negli States tutto ciò che un uomo può desiderare, più di una donna, più di una fortuna. Se lo misero al dito gli Imballatori di Vince Lombardi, l'allenatore italo che aveva un solo comandamento «Vincere non è importante, vincere è l'unica cosa che conta», come fosse un gioiello della corona, una scheggia del tesoro dei faraoni. E diventò sempre più elegante, sempre più prezioso, i New York Giants ci fecero scolpire il trofeo che premia il vincitore, i Dallas Cowboys una stella, i Baltimore Ravens il profilo di un corvo, i Washington Redskins le piume di un capo indiano, i Miami Dolphins i due emisferi del mondo, i Baltimore Colts un ferro da cavallo, tutti gli altri una cascata di diamanti, un raggio di luce, un fascio laser da mettere al dito per dire a tutti che chi vince un Superbowl è campione per sempre, che ci sono cose nella vita che non hanno prezzo.
Ma bisogna stare attenti anche a come dirlo e a chi dirlo. Robert Kraft, proprietario dei New England Patriots, il suo, cinque carati di anello, 124 diamanti, più di 15mila dollari di valore base, lo mostrò per farsene orgoglio a Vladimir Putin, direttamente al Cremlino. C'era un summit a Mosca, e il Gotha degli affari made in Usa ospite dello zar. Che guardò l'anello incuriosito, se lo provò rimirandoselo come una vamp e se lo mise in tasca salutando la compagnia, pensando fosse quello che non era, un gentile omaggio al capo di tutte le Russie. «Regali ai capi di stato sono un'abitudine - se la rise Walter Carrington, ambasciatore americano in Africa - ma non omaggi di questo valore economico e sportivo...».
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