Simboli Tra i gadget nostalgici resta soltanto Donna Rachele

«Gadget», dice il cartello sullo stand. In verità, qui si trova quel che resta dell’identità della destra italiana. Ci sono i simboli della fiamma, i cd con gli inni della Folgore, le magliette con su scritto «orgoglioso di essere italiano» e i berretti con le frecce tricolori. Ma sono soprattutto i libri a dare l’idea del trapasso dell’eredità postfascista in quella della destra europea. Uno accanto all’altro si trovano i libri di Gianfranco Fini («L’Europa che verrà»), quelli di Nicolas Sarkozy, l’autobiografia di José Maria Aznar. A ricordare le radici almeno sei libri su Giorgio Almirante, compreso quello di Donna Assunta, «Giorgio, la mia fiamma». La storia della destra neofascista è rappresentata dai libri di Nicola Rao («La fiamma celtica») e di Luca Telese («Cuori Neri»). Un volume ricorda la tragica fine di Sergio Ramelli, il giovane del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da Avanguardia Operaia. Di Mussolini restano poche tracce, dall’autobiografia della moglie Rachele («La mia vita con Benito»), al libro sul fascista «scomodo» Aurelio Padovani. Mancano i libri dei grandi scrittori della destra, da D’Annunzio a Mishima a Celine.

Ci sono solo un paio di libri su Giovanni Gentile e, tra i moderni, il francese Alain Finkielkraut. Ma il grosso dei militanti fa la ressa per le spillette o gli adesivi di An: con un euro si porta a casa un simbolo che, tra una settimana, vivrà solo nelle fondazioni e nei convegni storico-culturali.

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