Sindacalista licenziato, è polemica: «La Cgil è asservita a Bassolino»

Rivolta degli iscritti alla Camera del lavoro: riveleremo scandali e malcostume

da Milano

La Cgil di Napoli caccia un suo dipendente e fa scoppiare una rivolta. Con dimissioni di massa, accuse al sistema di potere organizzato intorno al presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, e annunci di scandali. A difesa del funzionario sindacale licenziato, infatti, si sono schierati oltre 120 fra dirigenti e iscritti della Camera del lavoro di Napoli, che hanno firmato un appello di solidarietà al sindacalista nel quale manifestano l’intenzione di restituire la tessera e di rivelare «i gravissimi atti di malcostume e i casi di “parentopoli” avvenuti nella nostra organizzazione». E una ventina di senatori della sinistra, fra i quali i capigruppo di Prc, Verdi-Pdci e Sd, ha chiesto alla Cgil di tornare sulla sua decisione.
Il funzionario licenziato, che i suoi compagni hanno definito senza mezzi termini «vittima del bassolinismo», si chiama Ciro Crescentini, ha 47 anni e dal 1982 lavorava per la Fillea, la federazione che riunisce i lavoratori delle costruzioni e del legno iscritti alla Cgil. La «risoluzione del rapporto» fra la Fillea e Crescentini è il risultato di una vicenda che nella ricostruzione del sindacalista comincia il 30 ottobre dell’anno scorso, quando «presentai un esposto all’Ispettorato del lavoro e alla procura della Repubblica per denunciare l’esistenza di quindici cantieri irregolari». Circa tre settimane dopo sulla scrivania del segretario della Fillea di Napoli, Giovanni Sannino, arrivò una copia dell’esposto e una nota dell’Ispettorato nella quale si lamentava l’eccessiva solerzia dell’autore della segnalazione. A quel punto il responsabile della Fillea sollevò dall’incarico Crescentini, che poi ottenne un reintegro e ricevette la proposta di un incarico alla Cassa edile con una forte riduzione di stipendio compensata, come ricorda il diretto interessato, «da un incentivo di 150mila euro». Proposta respinta e conseguente «risoluzione del rapporto» con decorrenza 24 settembre, che Sannino ha già derubricato alla voce «semplice turnover».
A questo punto oltre 120 fra sindacalisti e semplici iscritti alla Camera del lavoro, schierati a fianco di Crescentini che considerano «punto di riferimento del movimento dei lavoratori dell’edilizia e del restauro e riferimento indispensabile, in qualità di responsabile dello sportello mobbing, di centinaia di lavoratori napoletani e campani colpiti da vessazioni, ingiustizie e violenze sui posti di lavoro».

Nell’appello i firmatari dichiarano anche «di non sentirsi più tutelati da un’organizzazione che a nostro avviso non difende più i suoi dirigenti onesti e capaci, snobba le questioni morali e si trasforma in un sindacato di consulenza dipendente dal potere politico e padronale», definiscono «Ciro Crescentini un’altra vittima del bassolinismo» e preannunciano una «parentopoli» napoletana.
Insomma, la questione appare molto diversa da come la descrive il segretario della Cgil campana, Michele Gravano, che ha parlato di «vicenda che riguarda solo la Fillea».

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