Politica

Il sindaco di Draquila adesso chiede aiuto

Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, Pd, ha lanciato ieri un drammatico appello al Paese. Dice che le risorse sono finite, che la ricostruzione è ferma, che il Paese deve riaccendere i riflettori su una città allo stremo e bisognosa di aiuto. Non dubitiamo, probabilmente tutto questo è vero. Il problema è un altro. Perché Cialente, oltre che sindaco, è autorevole membro di un’area politica, quella di sinistra, che dal giorno dopo il sisma si è impegnata a tempo pieno per negare i successi dei soccorsi e dell’assistenza, per ridicolizzare il premier che di fatto si trasferì in pianta stabile in Abruzzo per guidare personalmente i primi interventi, per minimizzare quel miracolo italiano che è stata la costruzione a tempo di record degli alloggi antisismici per gli sfollati. È la stessa area politica che ha messo nel mirino Bertolaso e la Protezione civile, indicandoli al Paese come il male assoluto, che si è battuta contro procedure speciali e vie preferenziali nella gestione delle emergenze, che ha trasformato una legittima inchiesta giudiziaria su fatti specifici (che al momento con l’Aquila ha poco a che fare) in una delegittimazione completa di un sistema di intervento che avrà avuto anche falle ma che in quanto a efficienza non è stato secondo a nessuno.
Già, quali riflettori vorrebbe riaccendere Cialente? Forse quelli usati da Sabina Guzzanti per girare Draquila, il film cult della sinistra proiettato tra gli applausi a Cannes che fa passare il governo Berlusconi e i soccorritori come una manica di incapaci approfittatori? O forse le luci che piacciono a Cialente sono quelle che hanno illuminato i collegamenti con Annozero e Santoro, durante i quali i pochi casi di inefficienza e ingiustizia venivano spacciati per regola generale? O ancora, sono piaciuti al sindaco i riflettori che la stampa ha acceso sulla notizia che gli scienziati italiani, caso unico al mondo, sono finiti sotto inchiesta per non aver saputo prevedere giorno e ora della grande scossa?
Da otto mesi, caro sindaco, il suo segretario di partito, Bersani e la sua cricca sputano veleno, aggiungendo fango di parole a quello delle vostre montagne. Per una volta, evidentemente gli italiani hanno creduto alla sinistra: se lì dalle sue parti è tutto un magna magna e circolano soltanto imbecilli, mi sembra logico che sia scattato il disinnamoramento. Avete messo il governo all’angolo e ora vi lamentate che non stia al centro del ring. A fare che cosa? A prendere cazzotti da voi dovendo tenere le mani basse perché quando ci sono di mezzo morti e sofferenza non si può reagire anche se si è nel giusto? Fino a che all’Aquila ci sono stati Berlusconi e Bertolaso i problemi sono stati affrontati e risolti. Li avete di fatto cacciati mettendo in piazza anche il popolo delle carriole e ora vi lamentate.
Avremmo voluto sentire forte la voce del sindaco contro la Guzzanti che portava nel mondo una immagine falsa del nostro Paese e del nostro governo. Non è successo. Se lo avesse fatto oggi sarebbe più credibile e autorevole nel chiedere aiuto.

Anche se per l’autocritica, e le scuse, non è mai troppo tardi.

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