«Non mi sento di inviare un messaggio a Berlusconi. I potenti si sfidano quando trionfano, non quando soccombono». Elegante il leader di Sel Nichi Vendola che commenta le dimissioni. Una bella lezione di stile non raccolta dal compagno di partito Giuliano Pisapia che ha scelto tuttaltro tono sabato alla manifestazione della Cgil tra falci e martello e «Bella ciao». Sventolando cartellini rossi allurlo di «Espelliamolo, espelliamolo». E mettendo su Facebook un «Buongiorno Italia! Cinque mesi dopo le elezioni a Milano, rieccoci a festeggiare unaltra vittoria: stavolta quella del buon senso». Un pensiero legittimo, sia chiaro. Condivisibile o meno. Ma che forse almeno una metà dei milanesi non vorrebbero sentire sulle labbra di quello che, pur non avendolo votato, è il loro sindaco. E da cui vorrebbero sentirsi rappresentati. Bene la libertà di pensiero, ma un ruolo istituzionale impone sobrietà. Che non ha avuto nemmeno lassessore Stefano Boeri.
Che accusa il governo anche dei «delitti privati nelle villette di Cogne e Novi Ligure». Forse un po troppo. Anche per Berlusconi, diventato il male assoluto di unItalia che lo stesso Vendola dice essere stata «un Paese largamente berlusconiano».Sindaco e assessori come ultrà Fischi e insulti per Berlusconi
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