«Aprite le porte a Cristo, spalancate i confini di ogni cuore, nuovo pastore, Milano ti accoglie: vieni nel nome di Dio. La nostra Chiesa, in questo Duomo, canta e prega insieme a te; la vita buona del Vangelo doni speranza ai figli tuoi». Sono le 17 quando l’arcivescovo Angelo Scola fa il suo ingresso in cattedrale e per la prima volta si levano le note dell’Inno del Duomo composto dal maestro Claudio Burgio. Milano «terra di santi, terra di martiri, campo di Grazia e di bontà» ha una nuova guida. «Vedrai come pesa» dice a Scola il cardinale Dionigi Tettamanzi consegnandogli il pastorale di san Carlo e ricordando le parole con cui glielo porse Carlo Maria Martini nel settembre del 2002.
In 8mila stipano le navate, altri 15mila in piazza Duomo per partecipare alla funzione solenne, anche solo davanti al maxischermo. Niente applausi durante la messa e in chiesa, aveva fatto chiedere Scola ai fedeli dando subito un saggio del suo rigore. E di una certa eleganza («la gioia si esprima con il canto e la preghiera»). E così il solo battimani lo accoglie quando arriva sul sagrato e ad accoglierlo c’è proprio Tettamanzi. A fianco il governatore Roberto Formigoni e il sindaco Giuliano Pisapia, il prefetto Gianvalerio Lombardi e il presidente della Provincia Guido Podestà, i presidenti dei consigli regionale, provinciale e cittadino, Davide Boni, Bruno Dapei e Basilio Rizzo, i vice presidenti della Camera dei deputati Maurizio Lupi e Rocco Buttiglione, i sottosegretari Eugenia Rocella e Giacomo Caliendo, il parlamentare europeo Mario Mauro, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, il capo della Polizia Antonio Manganelli e il questore Alessandro Marangoni. Picchetto d’onore e il generale comandante del presidio militare che lo riceve e lo affianca nel passare in rassegna il picchetto d’onore.
«Grande gioia per questo dono del Papa alla diocesi di Milano - le parole di Formigoni ancor più felice per l’arrivo di un pastore da sempre vicino al mondo cl - Mi aspetto che il suo insegnamento, la sua parola e la sua capacità di renderci vicino il cristianesimo, siano capaci di espandersi su tutta la Lombardia e da qui su tutta la chiesa universale». Poi ricorda di aver conosciuto il cardinale a 14 anni. «Lui ne aveva 20, già allora ci credeva tanto e sapeva far andare avanti a braccetto la fede e la ragione. Da allora ho sempre apprezzato la sua capacità di spiegare il cristianesimo in maniera affascinante, ha convinto molti e il suo insegnamento sarà sicuramente positivo per tutti i cittadini».
Di «volontà di dialogo anche su diversità che ci saranno su alcuni temi, desiderio di fare un cammino comune ognuno nel proprio ruolo» parla il sindaco Pisapia. «Sono certo che sarà un cammino in comune nell’interesse dei più deboli e degli emarginati, per rendere più ricca la nostra città». Da Venezia, insieme a pullman di fedeli, è arrivato il sindaco Orsoni per salutare l’ex patriarca passato dalla cattedra di Marco a quella di Ambrogio. «Milano è fortunata - spiega - perché viene qui una persona di grande statura, cultura ed equilibrio che a Venezia ha lasciato un segno particolarmente importante. Credo che qui farà altrettanto». Alla celebrazione assiste anche Andrea Riccardi, della Comunità di sant’Egidio. «Scola è una personalità marcante. Crede che il cristianesimo sia pilone della nuova società, ma anche un ponte», con riferimento all’apertura del cardinale al dialogo con le altre religioni. Per Buttiglione «il cardinale Scola rappresenta una fede ferma sull’essenziale e libera. Sa parlare all’uomo di oggi». E ricorda di essere suo «amico da quando avevo 18 anni e lui qualcuno di più, veniamo dalla stessa storia e dalle stesse radici». E il suo insediamento «è una nuova grande tappa» personale e anche per la Chiesa. «Il Papa - assicura un raffinato vaticanista tra i banchi del Duomo - ha voluto donare una personalità di grande livello alla diocesi di Milano».
In piazza al momento dell’omelia cala il silenzio. «Noi crediamo molto, quindi va bene chi il Papa ci ha mandato», ma «sarà sicuramente bravo perché a Milano non mandano certo uno qualunque». Finora «è stato a Venezia, non è certo uno di primo pelo». I più numerosi e colorati sono i gruppi degli oratori, provenienti dai diversi quartieri della città. Ma anche da alcuni paesi della Brianza. Poi coppie, famiglie. E anche qualche turista straniero che non resiste al fascino del rito. Al nuovo arcivescovo i fedeli chiedono «che ci venga a trovare ogni tanto», «che non ci lasci senza preti, anche nei piccoli paesi». E un gruppo di ragazzini del quartiere Qt8 vorrebbe addirittura «che venga a giocare a calcio con noi».
Il sindaco: "Fra noi dialogo, anche se con idee diverse". Formigoni: "Dono del Papa"
In piazza Duomo l’accoglienza di oltre 20mila fedeli in festa. L’abbraccio con Tettamanzi: «Vedrai come pesa il pastorale»
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