La sinistra odia il ceto medio

Per molti mesi ci siamo chiesti quale sarebbe stato il collante necessario per tenere insieme i mille cespugli e rovi di cui è composta la coalizione di centrosinistra. Certo, sapevamo che erano tutti genericamente anti berlusconiani, ma il programma restava sul vago. Una volta preso il potere, gli obiettivi non potevano non precisarsi.
Ora, finalmente, abbiamo capito: ciò che caratterizza il centrosinistra, con buona pace dei riformisti e dei cattolici lì radunati, è l’odio per il ceto medio. Il decreto Visco - Bersani sulle cosiddette «liberalizzazioni» lo aveva in verità fatto capire, mettendo alla gogna i taxisti e i farmacisti, i professionisti e i notai. Ma ora, con questa nuova Finanziaria in cui si discute di tutto e del suo contrario, l’odio si è fatto più evidente e mirato.
La cultura egemonica nel centrosinistra, che unisce neo-comunisti ed establishment economico-finanziario (quello del patto di sindacato del Corriere della Sera, tanto per capirci) odiano la metà del Paese che non smette di produrre, di andare sui mercati di tutto il mondo, provando a sfuggire per quel che si può alla tenaglia della burocrazia di Stato da un lato e della sindacalizzazione forzata dall’altro. Odiano i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, perché non riescono a controllarli come vorrebbero, nonostante li colpiscano sempre più duro a suon di tasse e studi di settore. Odiano i piccoli imprenditori, che danno benessere alle loro famiglie e all’Italia intera dando lavoro a quei due terzi di lavoratori che mai si iscriveranno al sindacato.
Il fallimento del marxismo non li tocca. Anzi, vogliono con tutte le forze avverare la profezia del barbuto padre del comunismo: proletarizzare il ceto medio. Ci avevano tentato negli anni Novanta, poi Silvio Berlusconi si era messo di traverso restituendo un po’ della ricchezza che era stata tolta. Oggi vogliono completare l’obiettivo.
Il sogno di questa sinistra è un mondo nuovo, controllabile dal Grande fratello fiscale, dal sindacato e dalle grandi imprese alleate. Un mondo in cui è massimamente desiderabile avere lavoratori dipendenti più che imprenditori e variegati popoli della Partita Iva: troppo liberi i secondi, perfettamente controllabili i primi. Un mondo in cui chi solleva la testa oltre certi livelli di reddito deve essere castigato: bastano 3.000 euro al mese per insospettirli. E poco importa che dietro quei 3.000 euro ci siano mutui e affitti da pagare, figli da far studiare, anziani da accudire (magari a Milano, dove più che altrove il costo della vita picchia duro). Niente di tutto questo interessa a Prodi, Visco, Bersani e Padoa-Schioppa: loro sono l’élite in rivolta, l’avanguardia della rivoluzione egualitaria, gli utili idioti del Potere economico-finanziario-sindacale che controlla il Paese grazie a radicatissime rendite di posizione. Ciò che conta è colpire duro, disincentivare lo spirito d’iniziativa, far chiudere le imprese, tartassare i lavoratori autonomi.

Verrebbe da dire: facciano pure, così il popolo riporterà in fretta Silvio Berlusconi al governo. Ma sarebbe cinico. Dobbiamo combattere oggi per difendere l’Italia e tutti i cittadini: aspettiamo che la Finanziaria arrivi al Senato, poi si vedrà.
*Coordinatrice di Fi
per la Lombardia

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