Perdura il rifiuto di una verace discussione dell'attualità del pensiero dell'opera del cardinale Siri. Eppure ora disponiamo di due biografie di gran pregio, pienamente documentate e di buon livello scientifico: «Siri, novecento e tradizione» di Nicla Buonasorte e «Siri, il pastore» del teologo Doldi. Ma i prelati del dialogo con ogni aberrazione della mente umana tacciono o celebrano il defunto. Il Concilio volle adeguare il depositum fidei della chiesa alle forme moderne del linguaggio, che presentano ogni verità pura opinione. La chiesa è corpo di Cristo non solo creatura e genere umano e non vi è salvezza di tutti e paradiso unico. Qui la teologia tedesca antiromana riemerge sotto la patina tradizionalista di Ratzinger. I discorsi e i riti ecclesiastici da allora hanno reso tutto opinabile, immagine. Cristo prima di ogni altro.
Dopo i fuochi di artificio polacchi «il papa tedesco», va a pregare in moschea, dopo aver citato un esperto che riteneva che da Maometto non fosse venuto nulla di buono. Ma questa preghiera è stata giustificata con la dottrina del tutto erronea del «dio unico», che è legata alla suddetta unità del genere umano e della chiesa in esso. La dottrina del dio unico prevede un Gesù che non è Figlio di un Dio che non è Padre e che quindi non comunicano il Santo Spirito. Quelle babbucce in moschea e la preghiera verso la mecca nascondono questo dramma incredibile. E Siri, cosa avrebbe detto Siri in tanta aberrazione? Mi attendevo una seria discussione di due biografie di Siri, una dottrinale di Doldi per l'editrice vaticana e una di carattere storico-critico di Nicla Buonasorte per l'editrice Mulino. Ma nella storica sala Sivori nessuna discussione. Come parte in causa della cronaca siriana sin dagli anni sessanta del secolo scorso so, anche da private conversazioni sui conclavi, che Siri aveva previsto questo esito di un dialogo sofistico e sincretistico. Ma i due volumi pur così diversi nell'approccio metodologico sembrano inquadrare l'opera di Siri come un sinonimo della pastorale corrente che alleva insieme lupi e agnelli. L'obbedienza di Siri al papa sembra ai due autori coprire questo profondissimo contrasto tra Siri e i promotori del dialogo. Siri conosceva la dottrina tridentina del Bellarmino: un papa eretico non è papa e non merita obbedienza ma pubblica condanna. Prima Dio e poi gli uomini. L'infallibilità e l'obbedienza cristiana richiedono precisamente questo giudizio negativo. Siri ha esercitato un controllo critico puntuale ed autorevole come ha rilevato acutamente lo storico Melloni. Ma sperava che le macerie avrebbero fermato la deriva ipostatica del tradimento.
Oggi il dado è tratto. Ma Siri fu più sicuro nel prevedere che i democristiani alleati alla sinistra massonica e marxista avrebbero sacrificato la sostanza dottrinale e morale della loro fede. Col dossettiano(!) sensale-medium di Bologna potente servo di fazioni non siamo forse alla sfacelo del cattolicesimo politico? E le preoccupazione sulla liturgia, con baci al Corano e preghiere in moschea, messe-cenette e sacramenti - spettacolo come certi funerali - tutti santi? Se raccontassi cosa diceva in privato dei conclavi e delle manovre di certi prelati la sua visione ecclesiale risulterebbe ben lontana dal vaticano attuale. Pallide tracce di ciò e fredde armonizzazioni sul ritornello - obbedienza ecclesiale abbondano nel prezioso volume della Buonasorte, pur così attento alle variazioni e alle differenze. Tutto compatto e senza contrasti nello studio di don Doldi, al quale nulla risulta dei contrasti e delle polemiche genovesi con Costa e Guano e con il dissenso. La Buonasorte cita in una nota uno solo dei due saggi da me composti a confronto con Siri sulla riforma cristiana del cattolicesimo per evitare il puro umanesimo ateo tragicamente scaduto. E questo saggio è indicato come pamphlet molto polemico, senza almeno dire che il problema della coerenza tra questo cattolicesimo e il pensiero - vita di Gesù. Don Doldi secondo il metodo celebrativo disegna un Siri platonico, astratta ipostasi di obbedienza clericale.
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